Sicurezza integrata: la risposta dei sindaci, ma serve il governo

Primi cittadini di tutta Italia quotidianamente sotto attacco per la sempre crescente insicurezza percepita nelle città e per il clima di odio e tensione che spesso accompagna episodi di varia natura, in agglomerati che siano di piccole o medie o grandi dimensioni.

Il leitmotive è sempre lo stesso. Sindaci che sono essi stessi, con le loro comunità, i primi “clienti” in materia di ordine e sicurezza pubblica. Clienti dello Stato. Dei servizi garantiti o a garantirsi. Ma non si sottraggono, anzi: avanzano.

E puntano, in maniera virtuosa e costruttiva, alla sicurezza sociale, diventandone testimoni e garanti.
Quella sicurezza integrata che parte dalla prevenzione e punta alla cultura delle coscienze, alla compartecipazione, alla cittadinanza attiva, ai luoghi rigenerati e riqualificati ma, soprattutto, vissuti di proposte e opportunità di sviluppo sociale e culturale, prima ancora che economico.

A fronte del personale ridotto, delle risorse insufficienti, della burocrazia farraginosa e dello scarica-barile di ruoli e responsabilità, un sindaco garantirà sempre, in ogni modo, la sicurezza come bene primario ad alta valenza sociale, oltre che un diritto imprescindibile del cittadino, per il quale spendersi con un paziente, determinato e qualificato lavoro quotidiano.