
Il 10 aprile 2025 il Consiglio dell’Unione Europea e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo informale sulla nuova direttiva per il monitoraggio del suolo, un passo ritenuto fondamentale per garantire la salute dei suoli europei entro il 2050. L’obiettivo è ambizioso, ma essenziale: rafforzare la coerenza delle politiche ambientali in tutta l’UE e mettere in campo strumenti di supporto concreti, soprattutto per i soggetti che operano sul territorio. Il nuovo quadro normativo si inserisce nel contesto della strategia “inquinamento zero” dell’UE ed è ora in attesa dell’approvazione formale da parte delle istituzioni comunitarie.
Un sistema armonizzato per monitorare la salute del suolo
Il cuore della proposta riguarda la creazione di un sistema armonizzato di monitoraggio dei suoli in tutti gli Stati membri, basato su descrittori comuni – fisici, chimici e biologici – da applicare a ciascun tipo di suolo. Gli Stati membri dovranno individuare punti di campionamento secondo una metodologia definita a livello UE. La Commissione europea, dal canto suo, rafforzerà il programma LUCAS Soils e offrirà supporto tecnico e finanziario su misura ai Paesi per facilitarne l’attuazione.
Sarà lasciato margine di flessibilità per adattarsi alle diverse condizioni territoriali: ciascun governo nazionale potrà definire obiettivi sostenibili non vincolanti per ogni indicatore di suolo, coerenti con l’obiettivo generale del miglioramento della salute del suolo.
Nessun nuovo obbligo per agricoltori e gestori del territorio
Uno dei punti centrali dell’accordo riguarda l’assenza di nuovi obblighi per agricoltori, silvicoltori e altri gestori del suolo. La direttiva prevede piuttosto che gli Stati membri offrano supporto tecnico, formazione, consulenza indipendente e incentivi per favorire pratiche più sostenibili. Saranno inoltre tenuti a monitorare periodicamente i costi sostenuti da questi soggetti nel migliorare la salute del suolo, con l’obiettivo di calibrare le politiche di sostegno.
Un’opportunità (anche) per i comuni italiani
Sebbene non siano direttamente obbligati a implementare le misure, gli enti locali potranno giocare un ruolo chiave nella costruzione dei sistemi di monitoraggio e nell’adozione di pratiche di gestione del suolo più sostenibili. I comuni, in particolare quelli con una vocazione agricola o con territori esposti a degrado, possono diventare intermediari tra cittadini, operatori economici e istituzioni nazionali, promuovendo progetti pilota, programmi educativi e forme di partenariato pubblico-privato.
La previsione di liste pubbliche dei siti potenzialmente contaminati, da redigere entro dieci anni, e di un watch list di sostanze emergenti (tra cui i PFAS e alcuni pesticidi) costituisce un ulteriore ambito in cui gli enti locali potranno collaborare con le autorità regionali e nazionali per identificare aree critiche e promuovere interventi di bonifica.
Costi ambientali e prospettive di lungo periodo
Secondo le stime della Commissione europea, il degrado dei suoli interessa il 60-70% del territorio europeo, con un costo economico stimato in almeno 50 miliardi di euro l’anno. Urbanizzazione, agricoltura intensiva e cambiamenti climatici sono tra i principali fattori di pressione. In questo scenario, la direttiva rappresenta una prima risposta strutturale al problema, ma il successo dipenderà anche dalla capacità di coinvolgimento degli enti territoriali.
Prossimi passaggi
L’accordo raggiunto in sede di “seconda lettura anticipata” sarà ora sottoposto all’approvazione formale del Consiglio e del Parlamento europeo. La direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE, con un periodo di tre anni per la piena attuazione da parte degli Stati membri.