Mantova, la prima Capitale della Cultura

Intervista al sindaco Mattia Palazzi

Che cosa ha voluto dire per Mantova essere la prima Capitale Italiana della Cultura?

Per Mantova ha rappresentato innanzitutto una sfida vinta, non solo per il titolo, ma perché abbiamo dimostrato ciò in cui crediamo fortemente, ossia che la cultura non è un settore, ma una leva fondamentale della crescita, individuale, collettiva ed anche economica. Essere stati nominati Capitale Italiana della Cultura ha dato il via ad una nuova stagione che dal 2016 ad oggi ci ha visti fortemente impegnati nel rendere concreta e reale una visione che guarda alla cultura come un motore di crescita sociale ed economica restituendo a Mantova un ruolo nazionale e internazionale nella produzione e nell’offerta culturale.

Ciò ha richiesto il coraggio di ripensare alla città dal punto di vista degli investimenti e del rapporto tra il patrimonio culturale ed il paesaggio, l’innovazione tecnologica, la mobilità. Un lavoro che come Amministrazione abbiamo portato avanti e proseguiamo senza sosta, coinvolgendo in una collaborazione continua tutte le realtà mantovane che operano sul fronte della cultura, già molto attive e capaci di esprimere un alto livello qualitativo, e aprendo senza paura le porte al mondo e alle sue continue e feconde provocazioni.

Abbiamo scelto dunque di non essere semplicemente estensori di una cultura prefabbricata, per quanto di valore, ma di produrre cultura attraverso format originali e innovativi fortemente legati all’identità della nostra città, che dal 2008, insieme alla bellissima Sabbioneta, è entrata a far parte della Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

La cultura dunque come motore di crescita della città?

Il patrimonio artistico e culturale è la nostra voce nel mondo, è la qualità e profondità del nostro sguardo sui processi di grande e complesso cambiamento nel quale siamo immersi. È e deve essere il nostro capitale umano per costruire comunità coese e individui liberi e forti. Avremo sempre più bisogno di cultura anche per gestire la ricomposizione delle fratture sociali che sempre più rischiano di escludere parti intere delle nostre comunità, le periferie non solo geografiche ma anche quelle della conoscenza. Ogni città e l’Italia tutta avrebbe bisogno di un investimento costante e formidabile per rendere permanente il processo di apprendimento e aggiornamento delle esperienze. Più tutto ci spinge all’iper professionalizzazione per competere, più ci serve alzare il livello medio della conoscenza e accompagnare ben oltre le fasi di studio i nostri concittadini. In questo senso si, la cultura è crescita, ma se è per tutti, viceversa rischia di essere solo appiattita al mercato del turismo, che va bene, ma che mediamente premia la rendita più che la produzione, perché nel nostro Paese si stenta a formare una filiera nuova nell’offerta di servizi e proposte.

E poi la cultura ci aiuta a gestire le necessarie fasi di cambiamento anche delle abitudini individuali, che sempre più devono essere rispettose dell’ambiente e meno egoistiche.

Per noi questi valori sono il fulcro dal quale discendono molte scelte strategiche come quelle ad esempio legate alla salvaguardia dell’ambiente e alla mobilità. Abbiamo investito moltissimo sul fronte della mobilità sostenibile con un servizio di bike-sharing che conta una flotta di centinaia di mezzi a pedalata assistita, creando parcheggi scambiatori gratuiti serviti da navette che portano gratis in centro e nella rete ciclabile cittadina con l’obiettivo di collegare da un lato Mantova con le grandi ciclovie europee e dall’altro i quartieri tra loro e con il centro storico.

In questo modo la cultura diventa realmente sviluppo, attraverso uno sguardo sulla realtà capace di valorizzare la bellezza intesa non solo da un punto di vista estetico ma anche come criterio sociale ed economico, come punto di origine di altri valori fondamentali come la qualità della vita, la giustizia e l’equità sociale e in ultima analisi tutti quegli aspetti che rendono la vita degna di essere vissuta.