
7,8,9 giugno: segnatevi queste date, amici e amiche di “Governare il territorio”, perché si tratta di appuntamenti importanti, ai quali vi chiedo di prendere parte. Utilizzo il nostro appuntamento mensile, stavolta, per rivolgervi un’appello alla partecipazione, che è il sale della nostra democrazia. “Libertà è partecipazione”: quante volte abbiamo ascoltato questi versi bellissimi di Giorgio Gaber, parole frementi di vita, di ideali e pragmatismo insieme, che abbiamo voluto risuonassero in tanti dei nostri appuntamenti in piazza. Dal 7 al 9 giugno abbiamo ancora una volta l’opportunità di esserci, di far sentire la nostra voce – la voce del popolo di un nuovo centrosinistra, forte, unito, determinato – in primis nella piazza romana che si terrà per dire no al massacro dei palestinesi a Gaza, una piazza cui io stesso prenderò parte, e poi nelle giornate in cui potremo recarci alle urne per dire la nostra sui temi del lavoro e della cittadinanza.
Per quanto riguarda la situazione in Medioriente, dico da mesi che l’unica soluzione possibile, in nome di un pacifismo pragmatico, è quella dei “due popoli due stati”. Non possiamo più tacere dinanzi alla distruzione sistematica di un popolo e di un territorio. Non possiamo non renderci conto che Netanyahu è diventato il primo nemico di Israele, con la sua politica dettata dal solo senso di vendetta. Ecco perché scenderò in piazza: è ora che l’Italia e l’Europa abbandonino ogni tentennamento e siano una voce chiara e autorevole nel processo di pace in Medioriente. Chiediamo lo stop alle ostilità, senza se e senza ma.
Relativamente all’appuntamento referendario, vi dico che ho ascoltato, nelle scorse settimane, inconsulti appelli da parte della maggioranza, a disertare le urne. Gravissimo che un invito del genere sia arrivato dalle istituzioni: bisogna sempre distinguere la posizione della propria parte politica dal ruolo che si occupa nelle istituzioni. E io, da uomo delle istituzioni, da parlamentare e da candidato alla guida della mia regione, le Marche, non posso che invitare all’esercizio del diritto-dovere al voto.
Per quel che mi riguarda, voterò 5 sì ai quesiti. Votando sì al primo quesito sul lavoro, diciamo basta ai licenziamenti illegittimi; con il secondo sì, scegliamo più tutele per lavoratrici e lavoratori delle piccole imprese, affinché l’indennizzo, in caso di licenziamento illegittimo, sia giusto; con il terzo sì ci schieriamo contro la giungla dei contratti precari; con il quarto sì vogliamo stabilire che la sicurezza non si delega e che anche le imprese appaltanti siano responsabili, in caso di incidenti sul lavoro. Con l’ultimo sì, il quinto, chiediamo il riconoscimento delle figlie e dei figli d’Italia, passando da 10 a 5 anni di residenza nel nostro Paese richiesti per ottenerne la cittadinanza. Vogliamo semplificare la vita a persone che vivono, studiano, lavorano accanto a noi e sono italiani a tutti gli effetti.
Spero di vedere tante e tanti di voi al mio fianco, sia in piazza che alle urne. Esserci, testimoniare i propri valori, dare soluzioni pragmatiche alle sfide del nostro tempo. Essere progressisti, riformisti e, nel contempo, popolari, questo è l’impegno che ci viene richiesto.