Patto dei sindaci. Una costituente democratica europea per gli “Stati Uniti d’Europa”

Un documento a cura di ALI  e Movimento Europeo Italia

Le sfide a cui è chiamata l’Unione europea con l’aggressione della Russia all’Ucraina, il conflitto sempre più esteso in Medio Oriente, il cambiamento climatico, l’assenza di autonomia strategica e i rischi geopolitici, la messa in discussione del multilateralismo, il disprezzo dei valori della democrazia e del rispetto della persona umana in altre aree del pianeta ma anche in Europa, devono porre al centro del dibattito politico il futuro dell’Europa.

Il completamento del progetto di integrazione europea, nel senso della realizzazione della sua finalità federale per la costituzione degli “Stati Uniti d’Europa”, non è tuttavia garantito perché esso ha subito battute d’arresto nella transizione ambientale, nelle politiche migratorie e nelle politiche di coesione economica, sociale e territoriale.

La realizzazione dell’integrazione potrà essere garantita da alcuni atti essenziali:

  • l’avvio di una Conferenza per la pace e la sicurezza in Europa (Helsinki-2), dopo la fine dell’invasione dell’Ucraina, nella prospettiva di una più ampia e più profonda integrazione europea;
  • la riscoperta da parte delle quattro principali culture politiche europee (popolarismo cristiano, socialismo, liberalismo e ambientalismo) della loro dimensione transnazionale universalista e cosmopolita, internazionalista ed ecologica;
  • la consapevolezza da parte delle giovanissime generazioni – la post-millenium Generation – portatrici di un’identità europea, che i loro movimenti contro il degrado del pianeta debbono tradursi in un impegno collettivo e vincolante europeo che apra la via ad una nuova forma di costituzione e di governance a livello internazionale;
  • la rivendicazione, da parte del Parlamento europeo, del ruolo costituente verso cui fu spinto da Altiero Spinelli con il progetto di Trattato del 14 febbraio 1984, coinvolgendo le espressioni rappresentative nazionali insieme alla democrazia partecipativa e di prossimità a tutti i livelli e in tutti i paesi europei sia nell’Unione europea che nei paesi candidati.

Un ethos comune e una koinè culturale si sono sviluppate intorno alla comunità di diritto. La koinè politica si è sviluppata limitatamente alle elezioni europee e all’embrione dei partiti politici europei. Non ha pervaso le società, in una fase di arretramento delle visioni e di sopravvento degli egoismi nazionali, di crescita delle disuguaglianze e di crisi ambientali e di chiusure rispetto ai fenomeni che producono, quali le migrazioni. Non ha superato barriere, quali quelle linguistiche, che meritano la più grande attenzione educativa e inclusiva.

Sono di fondamentale importanza il dialogo con i parlamenti nazionali e l’estensione di una rete sempre più ampia di poteri locali e di organizzazioni della società civile europea che si approprino delle politiche comuni. Ciò per superare una certa concezione dell’homo oeconomicus che ha viziato il processo d’integrazione e le politiche,in un’Unione europea che accolga e non escluda, che garantisca la dignità umana e le libertà, che superi la divisione in sovranità assolute, che lotti contro ogni forma di discriminazione, che metta al centro delle sue politiche la giustizia e l’inclusione sociale, la transizione ecologica e la conoscenza.

Quest’idea di Europa non può essere un concetto astratto ma deve essere arricchita da beni comuni e orizzonti che non possono essere più garantiti dagli Stati ciascuno per sé. Qui si colloca anche il ruolo dei poteri locali a cui spetta il compito di tradurre in politiche e strumenti concreti gli impegni europei per la ripresa e la transizione verso la sostenibilità ambientale, sociale e digitale della società europea. A partire dalla traduzione dell’Agenda 2030 dell’Onu, dal Next Generation EU che dovrà essere rinnovato e potenziato dopo il 2026 con debito pubblico europeoe dalla sua articolazione in piani nazionali fortemente ispirati dalle comunità locali, in politiche urbane e di riequilibrio territoriale a favore dei territori svantaggiati.

Noi rappresentanti dei cittadini nelle città e nelle comunità locali, chiediamo una nuova partenza, che riteniamo debba essere democratica e costituente. Essa deve avere al centro

  • una vera democrazia politica europea con un governo dell’Unione dotato di compiti limitati ma reali di fronte al Parlamento europeo a cui riconoscere la pienezza dei poteri politici, economici e legislativi, di bilancio e fiscali che lo finanzino, il superamento del potere di veto nel Consiglio, l’indirizzo fondamentale della politica estera e l’organizzazione di un sistema di sicurezza e difesa comune, insieme al trasferimento all’Unione europea di competenze che sfuggono alla capacità d’azione degli Stati membri;
  • la rilevanza delle autonomie locali non soltanto sul piano funzionale-amministrativo ma anche su quello istituzionale, costitutivo e legittimante dell’architettura democratica dei poteri pubblici europei quale raccordo fondamentale con tutte le comunità e tutti i cittadini, con una previsione nei Trattati di una specifica competenza normativa dell’Unione in materia che possa delineare un sistema di garanzie per i comuni e gli altri poteri locali, verso un necessario aggiornamento della “Carta Europea delle Autonomie Locali”.

Il dibattito sul futuro dell’Europa deve essere sviluppato all’interno di uno spazio pubblico dove si devono confrontare le diverse dimensioni della democrazia partecipativa, rappresentativa e di prossimità nella prospettiva della riapertura di un nuovo cantiere di riforma dell’Unione europea più di tredici anni dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e del suo completamento prima dell’allargamento dell’Unione europea ai paesi candidati.

Noi riteniamo che al centro del cantiere debba esserci il Parlamento europeo che agisca a nome delle cittadine e dei cittadini che lo hanno eletto in un dialogo costante con la società civile da cui può scaturire un compromesso democratico secondo il modello federale immaginato a Ventotene nel 1941.

Il compromesso deve tradursi in un trattato costituzionale da sottoporre ad un referendum paneuropeo che lasci aperta la possibilità di una sua entrata in vigore fra i paesi in cui si sarà manifestata una volontà maggioritaria di realizzare la finalità federale del processo di integrazione europea secondo il modello dei cerchi concentrici, di­fferenziata e più avanzata.

Con questa convinzione la Lega delle Autonomie Locali e il Movimento europeo hanno deciso di promuovere il “Patto dei Sindaci per la costituente democratica europea per gli Stati Uniti d’Europa” sottoponendolo per approvazione ai rappresentanti dei poteri locali nel nostro paese e quale contributo valido per tutti i paesi dell’Unione europea.