Riforme. Franchellucci: “Questo regionalismo non funziona, riforma necessaria e non più rinviabile”

Senza ombra di dubbio, tra le tante cose che questa pandemia ci lascerà, una sarà la conferma di un lapalissiano assunto. La responsabilità e la centralità dei Sindaci e degli amministratori locali è direttamente proporzionale alla ormai evidente e non più rinviabile necessità di mettere mano al sistema regionale cosi come esso è oggi concepito. Tra i primissimi infatti noi Sindaci, in piena prima ondata e nel momento più buio della nostra Nazione, con estremo senso di responsabilità e senso delle istituzioni, guidati dal nostro presidente nazionale Matteo Ricci e dal presidente ANCI Antonio De Caro, abbiamo capito che non era il momento di protagonismi ed assoli, accorciandoci le maniche e mettendoci a piena disposizione dell’emergenza ma, soprattutto, rinunciando a quello che è uno dei poteri più caratterizzanti il ruolo di Sindaco: il potere di ordinanza. Questo ha certamente permesso, quantomeno al livello comunale, una uniformità, evidenziando ancora una volta noi amministratori come le prime sentinelle del territorio. Certo, questo non si può dire ne affermare del sistema regionale. Tralascio gli ormai noti ed evidenti “distinguo” politici dei governatori regionali, volti spesso più a fare notizia che realmente a dare conforto alle proprie comunità. Non dimenticheremo certamente quanto accaduto nei mesi di Febbraio e Marzo del 2020, quando nel momento in cui il Governo tentava con enorme fatica di organizzare la macchina sanitaria, ciò che emergeva era la totale incoerenza e il mal coordinamento delle scelte, sia esse legate alle scuole sia ai provvedimenti legati alle attività economiche. Ma, ancora peggio, il periodo delle “riaperture” con continue fughe in avanti e differenziazioni che, in quei delicati momenti, non hanno fatto altro che aumentare la frattura tra cittadini ed istituzioni. Seppure apparsi eclatanti ed agli onori della cronaca questi episodi è comunque evidente come, in questa tremenda ed inaspettata situazione, sia emersa tutta la fragilità ampiamente nota della ormai datata riforma del titolo V. E’ corretto ed opportuno che la nostra associazione spinga sempre più verso questa riforma, che ridistribuisca la panoramica delle competenza, riveda gli assetti territoriali regionali, ma soprattutto conferisca maggiori poteri ai Sindaci. Sempre questa pandemia può e deve giustificare questa scelta. Attivi come non mai nella distribuzione dei bonus alimentari di emergenza stanziati nel governo, non ci siamo sottratti alla consegna presso i nostri Comuni dei primi dispositivi di sicurezza che cominciavano ad arrivarci, spesso oggetto di donazioni e filantropia. Protagonisti evidenti nelle riaperture estive e nella organizzazione degli spazi aggiuntivi delle nostre città per le attività commerciali e per la ripresa di sport e cultura. Una estate calda, caldissima, per moltissimi di noi, per permettere ai nostri ragazzi di ritornare a scuola. Con evidente ritardo il Governo ha affrontato la questione scuola e, tutto ciò, si è ritorto su di noi e sulla attività straordinaria svolta per adeguare le sedi scolastiche. Parliamoci chiaramente: una azione eroica e piena di responsabilità, accompagnata solo parzialmente da risorse straordinarie da destinare allo scopo. Nuove sedi, ampliamenti, adeguamento di locali, aule all’aperto sono solo alcuni degli esempi che hanno caratterizzato la nostra estate nella totale convinzione che, gettando il cuore oltre l’ostacolo, non ci fosse nessun altra priorità se non quella di riportare i nostri ragazzi a scuola. In un impietoso ma reale parallelo purtroppo, tale sforzo non è stato cosi evidente da parte del sistema regionale per l’adeguamento del trasporto pubblico. Ad oggi non è ancora chiaro se per mancanza di stanziamenti statali, cosa categoricamente smentita dai ministri all’epoca, o per la poca considerazione che si è data alla cosa al livello regionale. Sta di fatto che, alla riapertura delle scuole a Settembre, pochissime regioni si sono fatte trovare pronte, prevalendo invece da nord a sud le medesime immagini di assembramenti consueti in tempi ordinari.

 Arriviamo cosi ad oggi, nel pieno della campagna vaccinale, diretti interessati nella agevolazione delle creazione ed allestimento dei punti di somministrazione ma, soprattutto, certi del fatto che la scuola debba assolutamente rappresentare una priorità, non solo nelle parole ma anche nei fatti. Solo garantendo screening costanti nella popolazione scolastica saremo in grado di consentire il proseguo delle attività didattica in presenza. Ma guarda caso, anche su questo, ogni Regione ha le sue idee e le sue convinzioni. Alcune lo stanno facendo in maniera virtuosa da mesi, ed i risultati si sono evidentemente manifestati, altre invece, arroccandosi dietro non si sa quale considerazione scientifica, non hanno neanche abbozzato ad una programmazione degli stessi, magari soltanto nella fascia delle scuole superiori cosa che, certamente, avrebbe permesso a migliaia di loro di vivere centinaia di ore in meno di didattica a distanza. Anche su questo fronte il plauso non può che andare a tanti di noi sindaci che, convinti dell’importanza di questi percorsi di prevenzione, hanno fatto e stanno facendo screening sulla popolazione scolastica, trovando il plauso di presidi, insegnanti e genitori.

La pandemia inevitabilmente passerà, le sfide da affrontare saranno numerose ed inedite; nell’agenda 2022-2026 di questa riprogrammazione e rilancio complessivo del paese non di dimentichino questi fattori e si trovi il coraggio di mettere in piedi una grande riforma istituzionale, valorizzando le eccellenze locali e rivedendo le tante fragilità del sistema regionale.

*di Nazareno Franchellucci, Presidente ALI Marche e Sindaco di Porto Sant’Elpidio