Lo scontro tra il governo e le opposizioni sull’autonomia differenziata si sta spingendo al limite, la posta in gioco da entrambe le parti è molto alta. Nei giorni scorsi, e più esattamente il 26 aprile scorso, in Commissione Affari Costituzionali della Camera, dopo che la maggioranza è stata battuta in un voto su un emendamento del M5s, il presidente Nazario Pagano non ha riconosciuto l’esito della votazione e l’ha fatta ripetere. Penso che quanto accaduto sia inaccettabile. La maggioranza di Governo ha abusato dei regolamenti parlamentari perché non ha accettato l’esito di un voto: siamo di fronte a un governo che fa forzature vere e proprie delle normali procedure di voto, che viola le regole fondamentali. L’autonomia differenziata è un progetto che spacca l’Italia, in un momento in cui sarebbe auspicabile lavorare alla ricucitura del Paese; ma la maggioranza, pur di approvarlo, non si ferma neanche davanti a un voto democratico in Parlamento. Questo evento ci fa anche capire due cose: la prima è sicuramente il livello di scorrettezza istituzionale per il mancato rispetto di un voto democratico che denuncia la fretta che ha una parte delle forze politiche al governo di approvarla a ogni costo, la seconda è la mancanza di unità su questo provvedimento all’interno della stessa maggioranza.
A fine aprile nell’Aula di Montecitorio la deputata leghista Bordonali ha indossato una maglietta con la scritta “il vento del Nord”. A quanto pare la Lega ancora non ha capito o non ha interesse dell’unità d’Italia. Come se a rimetterci di questa “secessione” fosse solo la parte centrale e meridionale del Paese, convinti loro stessi dalla falsa propaganda elettorale di un partito anacronistico e miope. La risposta non poteva che essere il tricolore, sventolato in Aula dalle opposizioni. Il tricolore della nostra Repubblica democratica e unita. Ma la legge spacca-Italia crea squilibri e rotture che nuocerebbero anche al Nord, oltre ad inaccettabili disparità nella tutela di diritti che la Costituzione garantisce e che già sono fortemente compromessi.
A marzo tanti sindaci sono scesi in piazza a Napoli contro questa “legge Spacca-Italia”. Ali è da sempre in prima fila per sconfiggere il disegno pericolosissimo dell’autonomia differenziata. Il nostro paese non ha bisogno d’essere differenziato, perché gli squilibri sono già profondi. L’Italia deve essere invece ricucita. È follia pensare a venti sistemi scolastici differenti, oppure ad esempio mettere in competizione le regioni per moltiplicare i porti o duplicare infrastrutture, senza avere una strategia nazionale, a differenza delle potenze mondiali e dei grandi paesi europei. Mentre lo spezzettamento della contrattazione indebolirebbe ancora il lavoro a favore di povertà e precarietà. Per non sire del Sistema sanitario nazionale, già in crisi per i definanziamenti.
Fermare questo progetto è nell’interesse di tutti, perché un paese disunito non ha futuro. C’è un coro di opposizioni, dalle imprese alla Chiesa, dai sindacati ai giuristi. Ci opporremo con ogni mezzo anche con il referendum, in difesa dei principii della Costituzione che continuano, nel 2024, ad essere minacciati. I sindaci indossano ogni giorno quel tricolore che è stato ricordato e sventolato alla Camera, simbolo di una conquista che mai deve essere più messa in discussione o sfidata.
Di Matteo Ricci