I Comuni d’Europa

Il 2024 è un anno decisivo per il nostro Paese e per l’Europa. A giugno ci saranno le elezioni per rinnovare il Parlamento europeo, un appuntamento importantissimo in un momento storico in cui il nostro continente vive una fase delicata e difficile: crisi economiche, guerre, povertà e disuguaglianze in aumento, crisi dei vecchi modelli di sviluppo e rischio di nuove pandemie. L’Europa è la nostra casa naturale, è chiaro che dobbiamo sentirci davvero come parte di un progetto più grande e strutturato, un’Europa seppur incompiuta o imperfetta comunque sempre più necessaria. Siamo cittadini d’Europa. Per questo abbiamo intitolato l’Assemblea di Ali, svoltasi a Pesaro quest’anno, “Comuni d’Europa” e firmato il Patto dei Sindaci “Una Costituente Democratica Europea. Per Gli “Stati Uniti d’Europa” promosso con il Movimento Europeo. Proprio perché gli amministratori locali sanno quanto è importante la parola democrazia e sovranità. Rappresentiamo la democrazia, ma ci stiamo interrogando anche su cosa significhi essere sovrani in questo momento, cosa è di fatto la sovranità. Io credo significhi avere peso, contare nell’unico luogo nel quale si possono cambiare le cose, e questo luogo è l’Europa. Finché l’Europa non avrà una sua politica estera, di difesa, energetica e migratoria, tutti i popoli europei non conteranno nulla, Comuni compresi.

I sindaci e gli amministratori locali nello svolgere il loro ruolo istituzionale mettono in campo una visione e allo stesso tempo a questa visione uniscono il pragmatismo tipico dei riformisti locali. Questo connubio è la nostra forza e lo abbiamo dimostrato in questi anni, spesso difficili per le numerose e nuove sfide che abbiamo dovuto affrontare. Pur occupandoci della nostra comunità locale ci rendiamo conto dunque del valore che ha la parola sovranità e l’istituzione attraverso la quale possiamo essere protagonisti. Il fatto che le autonomie locali si pongano il problema di essere Comuni di Europa significa che capiscono bene quali siano gli ambiti ottimali per affrontare i temi del nostro tempo, dal cambiamento climatico, alla guerra che ci circonda.

La maggior parte dei sindaci italiani sono convintamente europeisti e come Ali vogliamo rappresentare questa spinta, questa forza, e al tempo stesso vogliamo rappresentare una rete di amministratori che si batteranno contro l’autonomia differenziata perché l’Italia in questo momento non va differenziata ma ricucita, e con questo disegno di legge il Paese rischia ulteriori divisioni territoriali e sociali delle quali non abbiamo assolutamente bisogno. Fuori dall’Italia ma molto vicino a noi abbiamo due guerre, in Ucraina e in Medio Oriente, e – per rubare un’espressione al mondo calcistico – possiamo dire che non stiamo toccando palla, né per un cessate il fuoco né per un’apertura a un dialogo si pace. È evidente dunque che le singole nazioni non hanno alcuna forza per essere protagoniste in un mondo che cambia, e che, sebbene sembri apparentemente un grande disordine mondiale, si sta riorganizzando spesso e volentieri attraverso forze autoritarie. La democrazia non va di moda in questo periodo storico, segnato da crisi economica migrazioni e guerre (la storia si ripete sempre allo stesso modo purtroppo) e se l’Europa non farà uno scatto in avanti verso un’Europa federale, noi rischiamo di indebolire non solo gli europei ma anche la pace e la democrazia. Occorre una profonda riforma capace di dare nuove regole di governance dando maggiore centralità alla politica e nuovi assetti istituzionali che ci possano condurre verso gli Stati Uniti d’Europa.

Fare l’amministratore locale non significa soltanto occuparsi del quotidiano, ma vuol dire occuparsi ogni giorno dei problemi dei cittadini e stare con i piedi per terra, dentro il mondo che cambia e la sua complessità. Questi sono gli amministratori di Ali, amministratori con i piedi saldamente nella terra nella quale vivono, con il cuore attaccato alla gente che rappresentano, ma con la testa nel futuro; e stare con la testa nel futuro oggi significa porci il problema di essere contemporaneamente Comuni d’Europa.

di Matteo Ricci