Polizia locale: un settore per cui la riforma normativa non è più rinviabile

Quando si ha l’onore e l’onere di poter amministrare per un determinato periodo di tempo la propria comunità ci si accorge immediatamente di quanto sia fondamentale e strategico il compito ed il ruolo che assume la Polizia Locale nel perseguire una buona parte degli obiettivi preposti. Ci si accorge soprattutto che molti dei temi ad essa demandati sono tra i più sentiti e pregnanti all’interno della cittadinanza e che, spesso in maniera troppo banale, la collettività si immagina che un cambio di amministrazione possa stravolgere completamente l’andamento ed il funzionamento della propria polizia locale, ignorando totalmente cosa voglia dire oggi essere “operatore” di polizia locale. Questa introduzione, tutt’altro che scontata, è il principale motivo per il quale reputo ampiamente positivo il fatto che ALI abbia deciso di dotarsi di un coordinamento nazionale sul tema sicurezza e Polizia Locale, fornendo una ottima piattaforma sulla quale far dialogare gli amministratori su queste tematiche ed offrendo, da qui al futuro, molte opportunità di formazione per gli operatori stessi.

Il primo assunto fondamentale di cui essere consapevoli è che in questo momento storico è del tutto determinante l’indirizzo che ogni amministrazione locale, con il supporto tecnico del proprio incaricato dirigente o responsabile del corpo, decida di dare ai propri operatori di Polizia Locale, viste la moltitudine di funzioni che oggi vengono attribuite al comparto messe in parallelo con la totale penuria di personale ed una delle più alte “età medie” attualmente impiegate nella pubblica amministrazione. Non aiuta per far chiarezza nella definizione della attività prevalente il quadro normativo, fermo al 1986 (legge n.65), molto lontano dalla riforma del Titolo V che di fatto ha “regionalizzato” la Polizia Locale facendo si che, come per molte altre materie in Italia, ogni Regione abbia legiferato spesso in maniera del tutto diversa, creando l’incredibile paradosso che oggi due operatori appartenenti a corpi di regioni diverse, pur avendo dal punto di vista contrattuale la medesima mansione, facciano due lavori completamente diversi nella quotidianità. Polizia Amministrativa, Polizia Stradale, supporto alla Pubblica Sicurezza ed alle attività di Ordine Pubblico, delegati alle attività di Polizia Giudiziaria, responsabili della Polizia Ambientale, è infinito l’elenco delle attività che le Polizie Locali svolgono in Italia, spesso affiancando altri operatori di Polizia o di altri corpi militari insigniti di tutele, sia giuridiche che legate al trattamento economico, totalmente differenti. Basti pensare che ad oggi, nel nostro paese, l’attività di operatore di Polizia Locale non rientra nella categoria dei lavori “usuranti”, con tutte le evidenti conseguenze in ordine alla tutela previdenziale ed alla età di congedo lavorativo.

Per tutta questa seria di ragione reputo assolutamente non più procrastinabile una riforma della normativa nazionale in materia che definitivamente ponga certezze, attualizzate ai tempi odierni, su quali debbano essere le funzioni specifiche principali della Polizia Locale in Italia, indicandone contestualmente i dettami operativi e soprattutto le tutele specifiche che gli addetti al settore potranno vantare nello svolgere tale funzione. Dubito che il sistema “regionalistico” che fino ad oggi ha caratterizzato il comparto sia la strada maestra da dover seguire, soprattutto se non si sarà in grado di fornire in termini numerici e di competenze un grande apporto di nuovo personale da impiegare in servizio. Nelle more di questa ormai più che tardiva riforma, le amministrazioni locali, ma in particolare i Sindaci e gli assessori delegati in materia, hanno l’obbligo di conoscere queste problematiche, percepirne i riscontri quotidiani e modulare in maniera chiara e precisa quale indirizzo prevalente dare al proprio corpo di Polizia Locale, dandone nei riscontri operativi la più ampia diffusione possibile alla cittadinanza e spiegando il perché altre funzioni inevitabilmente non possono essere svolte oggi come in passato. Il comparto ha vissuto negli anni anche una evoluzione nel nome: “le guardie municipali”, “i vigili urbani”, “la polizia municipale”, “la polizia locale”; anche questa evoluzione “nominativa” dovrebbe poi essere supportata da una adeguata normativa.

Consapevoli di questo ulteriore impegno di cui oggi sono gravati i sindaci italiani, ALI fornirà tutto il supporto normativo e formativo possibile, per permettere agli operatori di scegliere gli strumenti di formazione più adeguata ed agli amministratori di confrontarsi sulle pratiche nazionali che più di tutte si potrebbero adattare alla realtà della comunità che si sta amministrando. 

*di Nazareno Franchellucci, Sindaco di Porto Sant’Elpidio e Presidente ali Marche