Il “Piano Borghi” nel PNRR

Intervenendo alla conferenza “Borghi, comunità e territori. Legge 158/17 e PNRR per un’Italia che fa l’Italia” organizzata dalla Fondazione Symbola nell’ambito del Festival della Soft Economy, il Ministro Franceschini ha dichiarato a proposito dei borghi:  “Stiamo lavorando con le Regioni e l’Anci affinché si possano individuare dei siti, con determinate  caratteristiche – borghi piccolissimi, quasi del tutto disabitati – a cui attribuire una vocazione prevalente su cui lo Stato possa impiegare le risorse per interventi sul patrimonio pubblico e privato. Per vocazione intendo quella turistica con un hotel diffuso, ma anche quella della formazione con un ente di ricerca di un’università o quella sanitaria come potrebbe essere una residenza sanitaria per anziani. Se funziona e si vede che un borgo condannato a crollare viene ripopolato e se la gente trova lavoro, quel borgo può diventare un
modello. Dovremo poi ricostituire nel ministero, in accordo con quello del turismo, un organismo che renda strutturale il coinvolgimento di tutte le associazioni e le realtà che si occupano di borghi e, inoltre, dovremo intervenire con forza anche con norme che agevolino l’apertura di piccole attività commerciali perché sono quelle che fanno la vita del territorio e hanno una funzione sociale fondamentale. Talmente forte che lo Stato non solo non deve chiedere niente, ma deve dare, esentando da tutte le imposte o addirittura dando degli incentivi per la riapertura”.
Intanto il 14 settembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’elenco dei piccoli comuni destinatari del fondo da 160 milioni – non coperto dal PNRR – previsto dalla legge Realacci per interventi di riqualificazione.

A LuBeC 2021 – l‘incontro internazionale dedicato allo sviluppo e alla conoscenza dell’innovazione della filiera culturale, organizzato a Lucca da Promo PA Fondazione il 7 e l’8 ottobre 2021 – Angelantonio Orlando, il dirigente del Servizio V – Contratti e attuazione programmi del Segretariato generale presso il Ministero della Cultura (MiC), ha delineato le principali novità per quanto riguarda il Piano Nazionale Borghi (Missione 1, Componente 3, Investimento 2.1), che vale complessivamente 1 miliardo/EUR.

Un coordinamento centrale, composto da MiC, Strategia Aree Interne, Anci e Regioni è a lavoro per la ripartizione dei fondi tra le regioni. L’investimento è stato ridefinito rispetto a quanto scritto nelle schede tecniche inviate a maggio dall’Italia a Bruselles, attraverso la ripartizione delle risorse in due componenti.

La prima prevede il sostegno a 21 borghi, 1 per ogni regione e provincia autonoma, che diverranno borghi pilota, con l’obiettivo di recuperare borghi abbandonati o semiabbandonati al fine di ripopolarli e farli tornare ad essere centro di attrattività. Si tratta di 420 milioni/EUR (20 milioni a borgo) destinati alla riqualificazione e al sostegno di imprese artigiane che insistono in borghi di piccole e medie dimensione che hanno mantenuto una struttura insediativa storica. I progetti sono finalizzati alla realizzazione di una iniziativa di carattere unitario che consenta l’insediamento di funzioni e servizi delle infrastrutture della cultura, del turismo e del sociale (scuole e accademie di arti e mestieri della cultura, alberghi diffusi, centri di ricerca, campus universitari, infrastrutture per il lavoro agile e per “i nomadi digitali”).

Entro il primo trimestre 2022 le regioni dovranno presentare al MiC il progetto di riqualificazione del borgo da loro selezionato. I criteri di selezione verranno inclusi nelle linee guida ministeriali che saranno pubblicate entro novembre. Dopo la selezione regionale dei 21 borghi, seguirà una fase di selezione ministeriale che dovrà valutare soprattutto che le tempistiche dei progetti presentati siano in linea con l’orizzonte temporale del PNRR (2026). Infine, un decreto del MiC assegnerà le risorse ai comuni entro giugno 2022.

La seconda componente dell’investimento ha un valore di 580 milioni/EUR. Questi fondi verranno destinati a 229 borghi per le stesse tipologie di interventi dei 21 borghi pilota, con 380 milioni per gli interventi di riqualificazione e 200 milioni riservati al sostegno alle imprese artigiane. I borghi dovranno candidarsi autonomamente entro febbraio 2022 tramite un bando che verrà pubblicato nel novembre del 2021. Al bando seguirà la stessa procedura di selezione ministeriale prevista per i 21 borghi pilota. Saranno disponibili circa 2,5 milioni/EUR a comune.

Nel corso del suo intervento, il Direttore Orlando ha toccato anche uno dei punti critici di cui si è discusso ampiamente durante i due giorni di LuBeC 2021, ossia le difficoltà dei piccoli comuni nella realizzazione dei progetti dovute a carenze amministrative. Per far fronte a queste difficoltà, il Ministero ha previsto il supporto regionale nell’esecuzione dei 21 progetti pilota; per tutti gli altri borghi, il ministero sta individuando le modalità per utilizzare le risorse del fondo di sviluppo e coesione (Fsc) destinate ai supporti tecnici, in linea con l’articolo 10 del Dl 77/2021 (supporto tecnico operativo) e l’articolo 12 del Dl 121/2021.

Inoltre, si prevede che le società in house (Consip, Invitalia) elaborino linee guida e modulistica per potere indirizzare i comuni nell’affidamento delle progettazioni e nel successivo affidamento dei lavori e servizi.

Ali, che collabora con la Fondazione Promo P.A. e è partner dell’Osservatorio per il Recovery Plan (OReP), è intervenuta nel panel “Il PNRR per le città e i borghi: la progettazione culturale per il rilancio e la sostenibilità dei territori” e ha rilanciato le proposte che in apertura il presidente Gaetano Scognamiglio ha rivolto al governo.  I piccoli comuni che saranno chiamati a presentare progetti e gestire notevoli risorse nei tempi strettissimi prescritti scontano un grosso limite, quello della scarsità di personale e competenze tecniche. Si deve trovare il modo di dare un sostegno concreto ai comuni-borghi, per consentire la progettazione.

Quanto alla discussione sulla prospettiva del concorso “Capitale della Cultura” è evidente che la partecipazione di tante città e i progetti organici prodotti richiamano la necessità di una nuova programmazione: servono i “piani regolatori della cultura”, per gli interventi strutturali e per le politiche, per l’interlocuzione con le imprese e gli attori sociali. Intanto è importante che la pianificazione espressa nei progetti di partecipazione a “Capitale della Cultura”, non vada dispersa, venga riconosciuta, con un provvedimento specifico del MiC.

*di Marco Filippeschi, Direttore dell’Ufficio Studi di ALI Autonomie locali italiane