“Cultura 2026”: competitività, innovazione e digitalizzazione. Le sfide del Pnrr

La diciassettesima edizione di LuBeC giunge in un momento delicato di transizione, ma anche di grandi sfide: è ciò che ci siamo sempre ripromessi qui, descrivere il presente e provare a tratteggiare il futuro.

La Dichiarazione di Roma, approvata dai ministri del G20 della Cultura, riconosce la cultura come motore cruciale per una crescita sostenibile, equilibrata e inclusiva.

Investire nel settore culturale, grazie alla sua forza trasformativa e rigenerativa, sarà perciò fondamentale per la ripartenza dell’economia. Recenti studi ci dicono infatti che il valore economico e occupazionale generato in Italia dal sistema produttivo culturale e creativo nel 2020 vale 85 miliardi e sostiene 1,5 milioni di occupati: ossia il 5,7% del PIL e il 5,9% dell’occupazione complessiva italiana. Questi dati dimostrano la rilevanza del settore, nonostante il duro colpo inflitto dalla pandemia.

In questo scenario il PNRR per la Cultura, in particolare la Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”, attorno al quale ruota questa edizione di LuBeC, rappresenta senz’altro un’occasione senza precedenti di cambiamento e rigenerazione culturale dei territori e un motore di transizione accelerata che accompagnerà il rinnovamento economico, sociale e urbano del Paese.

Tra i grandi progetti che partiranno grazie a questi fondi, ricordo in particolare la promozione della digitalizzazione e dell’accessibilità dei luoghi culturali, e la valorizzazione dei piccoli centri con il grande Piano Nazionale Borghi, di cui si parlerà diffusamente.

Nel PNRR la parola digitalizzazione compare 300 volte: il rapporto fra tecnologia, innovazione dei beni culturali e arte è da sempre il tema portante di LuBeC, a cominciare dalla prima edizione del 2005.  Il tema sarà affrontato sia dal punto di vista degli operatori che della pubblica amministrazione: mi riferisco al primo summit sull’immersività e ai progetti sulla digitalizzazione della Digital Library e della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali.

L’immersività, che significa mettere la persona al centro di una esperienza, ha avuto uno sviluppo incredibile negli ultimi anni. 

Per questo PROMO PA con il supporto di BARCO, leader mondiale nelle tecnologie di visualizzazione per gli ambienti immersivi, in collaborazione con Immersiva Livorno e Bright Festival e grazie al coordinamento di Stefano Fake, uno dei principali autori a livello internazionale di mostre digitali immersive, lancia oggi il primo “Summit Internazionale sull’Immersività”  con la partecipazione di grandi player internazionali del settore  come Culturespaces, società che con i suoi centri di arte immersiva (come l’Atelier des Lumières di Parigi, “ il museo immersivo più visitato al mondo”), genera stupore nei visitatori di tutto il mondo.

Le esperienze immersive, sono un mondo articolato con soluzioni che possono essere declinate in molte categorie che vanno dall’ esperienza d’arte immersiva, alle installazioni museali interattive, alla virtual reality alle esperienze di realtà aumentata per citarne solo alcune.

Esse non sono solamente espressioni di tecnologie ma sono altresì mezzi per ampliare la comunicazione dell’arte, come anche espressione artistica con propri autori e interpreti.

Anche agli albori del cinema l’impressione di stupore che vivevano gli spettatori assorbiva completamente la loro esperienza e solo successivamente vennero in evidenza gli autori, i registi, gli interpreti di questa arte, considerata nella sua complessità. Allo stesso modo si evolverà il composito mondo dell’immersività, di cui si riconosceranno un domani autori e stili diversi e attorno al quale si consolideranno sempre di più nuove professioni, nuove tecniche e nuove imprese, facendo crescere realtà già da tempo attive, strutturate e con un patrimonio di esperienze internazionali, con protagonisti affermati, che ospiteremo proprio qui nel primo summit sull’immersività che inaugureremo nel pomeriggio.

Da parte pubblica c’è molta attenzione al fenomeno. Il MIC si dimostra all’altezza della sfida tecnologica e culturale, con i progetti integrati in materia digitale della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali e della Digital library, ossia l’Istituto Centrale per la Digitalizzazione del Patrimonio Culturale. Il Direttore di quest’ultimo, Laura Moro, farà il punto sui tavoli MiC avviati lo scorso aprile e finalizzati alla stesura del Piano nazionale di digitalizzazione (PND), che sarà lo strumento di pianificazione strategica per sostenere il processo di cambiamento e la creazione di nuovi servizi tecnologici. Alessandra Vittorini, Direttore della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, ci parlerà della collaborazione con la DL per la creazione di una cultura digitale che metta in connessione tutti gli attori e tutte le professionalità del settore attraverso attività di formazione, ricerca e innovazione sulle competenze digitali. Questa sessione sarà rivolta sia al mondo dei professionisti della cultura e della gestione del patrimonio culturale, che all’intera comunità.

Come accennato il PNRR si occupa anche di Borghi. 

A Lubec l’anno scorso abbiamo coniato un neologismo definendoli come “neoluoghi”, frutto una nuova percezione causata dal Covid, che ne ha favorito la conoscenza col turismo interno e l’indirizzamento verso la prospettiva di luoghi di residenza abituale, specie per quelli che fanno da corona alle città dotate di servizi.

Il piano borghi del Recovery Plan, cui è dedicato un workshop ad hoc, ha un finanziamento importante di più di un mld di euro e potrà essere uno strumento eccezionale per allargare la conoscenza e la fruizione dei borghi in un Paese come l’Italia, che trova fra i suoi valori esclusivi quello della diversità e che ha tanti patrimoni e bellezze ancora da far scoprire.

Non a caso Byron affermava che in Italia “Tutte le città sono capitali”.

La valorizzazione dei piccoli centri è infatti un passo importante per salvare questo patrimonio di diversità da incuria e abbandono, a patto che non se ne veda solo l’aspetto di valorizzazione turistica, ma ci si preoccupi anche di salvaguardarne le specificità cercando di proteggere quel patrimonio immateriale fatto non solo di artigianato e enogastronomia, ma anche dal genius loci, della storia e cultura locale che sono i fondamenti della convivenza e coesione delle comunità.

Partecipare ai bandi dei borghi sarà anche un problema di accesso alle competenze tecnico-culturali necessarie per elaborare piani di valorizzazione e rifunzionalizzazione, che vadano oltre il mero recupero degli immobili, aspetto che rischia di produrre costi di gestione insostenibili in mancanza di un’adeguata finalizzazione del bene. Spesso i piccoli centri, cui sono destinati i fondi del Piano Borghi non hanno infatti figure professionali adeguate a elaborare progetti capaci di giustificare l’impiego dei fondi. È perciò necessario poter coprire gli oneri di assistenza tecnica non solo progettuale, ma anche di sviluppo. Se non fosse possibile destinarvi i fondi del recovery si potrebbero rimodulare i fondi non ancora spesi delle politiche di coesione per destinarli a questo scopo, magari ammettendoli in una percentuale.

Il successo del piano peraltro dipenderà in primo luogo dalla rapidità delle procedure amministrative: sarà infatti importante che i fondi PNRR siano messi velocemente a disposizione delle istituzioni e delle imprese, senza attendere i tempi lunghi – come ci dimostra l’esperienza della gestione dei fondi europei – della preventiva composizione degli interessi particolari per l’attribuzione delle risorse. Confido che nei prossimi giorni si possano avere anticipazioni su come si svolgeranno i bandi, a quale platea saranno rivolti e quale sarà la stazione appaltante.

Come peraltro già annunciato, la realizzazione delle opere-altra grande questione del PNRR- richiederà poi ulteriori semplificazioni, e in questo senso la Soprintendenza speciale che vigilerà sul Recovery Plan potrebbe svolgere un ruolo prezioso. L’Osservatorio sul Recovery Plan (OReP), attivato da Promo PA con l’Università di Tor Vergata potrà essere liberamente utilizzato da tutti i soggetti interessati per avere informazioni in tempo reale, per monitorare lo stato di avanzamento e per valutare i risultati che il piano potrà concretamente conseguire.

In un’identica prospettiva di valorizzazione dei territori si colloca il progetto di Capitale Italiana della Cultura, sul quale si svolgerà il consueto workshop, che vede le città candidate a confronto. Il lavoro di redazione dei dossier di candidatura coinvolge spesso entusiastiche partecipazioni da parte delle comunità locali, che riscoprono il proprio patrimonio culturale. Questo impegno dovrebbe essere riconosciuto al di là del premio dato alla città vincitrice. Si potrebbe, come già proposto nelle precedenti edizioni, destinare un riconoscimento di minor valore anche alle 10 città finaliste, per non vanificare attività progettuali spesso frutto di un lavoro complesso e oneroso.

In conclusione due segnalazioni.

La prima è sul Welfare Culturale, di cui si parlerà questo pomeriggio in un workshop organizzato in collaborazione con Regione Toscana e Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21 con l’obiettivo di attivare un confronto su possibili policies e dove saranno presentati i risultati dell’indagine DA Promo PA Fondazione, assieme al Comune di Parma e condotta da Francesca Velani,  sullo stato dell’arte dei rapporti tra cultura e salute in Emilia Romagna, e da cui è emerso un’inestimabile capitale di esperienze e competenze già in essere sul territorio tra i settori sanitario/socio-assistenziale e culturale/educativo, ma anche un profondo interesse a sviluppare nuove collaborazioni.

Ricerca che replica quella che abbiamo svolto nel 2020 nel territorio marchigiano, i cui risultati hanno portato quest’anno la Regione Marche a inserire il tema tra gli asset del “Piano Triennale Cultura 2021-2023” e alla nascita della Rete per il welfare culturale nelle Marche, un risultato importante che ci riempie di orgoglio e fiducia in merito alle collaborazioni e alle riflessioni che si potranno creare sia a livello regionale che nazionale.

L’altra segnalazione riguarda il Concorso per il Progetto Art Bonus dell’anno per dare valore all’impegno di quanti, mecenati ed enti, si prendono cura del patrimonio culturale del Paese con progetti di recupero e valorizzazione, grazie ai fondi messi a disposizione dall’Art Bonus. A fine mattinata i vertici di ALES Spa, l’ente che promuove il progetto in collaborazione con Promo PA, premieranno i 10 finalisti del concorso, che ha visto quest’anno coinvolti migliaia di votanti.

* di Gaetano Scognamiglio, Presidente di Promo P.A. Fondazione, intervento di apertura di LuBeC 2021, 7-8 ottobre, Lucca, Real Collegio