Ladis, il progetto di ALI per contrastare gli stereotipi e l’islamofobia nei Comuni

LADIS – Local ADministrations against Stereotypes and ISlamophobiaè il progetto europeo promosso da ALI, Autonomie Locali Italiane,  che si occupa di prevenire e contrastare gli stereotipi e la discriminazione nei confronti dei musulmani, in particolare delle donne, sviluppando consapevolezza e competenze tra gli amministratori locali.

L’approccio scelto dal progetto per prevenire e combattere gli stereotipi basati sull’etnia e la religione è quello della discriminazione multipla e dell’intersezionalità delle discriminazioni, intesa non come sommarsi di discriminazioni motivate da due o più fattori, ma soprattutto come meccanismo di interazione e moltiplicazione degli effetti. 

Ad esporre, per esempio,  la donna straniera musulmana a forme di discriminazione e razzismo, non è la religione di per sé, la condizione di donna di per sé, né quella di straniera e immigrata di per sé, ma proprio il fatto di riassumere insieme, nel proprio corpo, comportamento, abbigliamento, stile di vita, ruolo in famiglia e fuori, tutte queste condizioni.

La risposta da parte delle istituzioni non può che essere una politica che incrocia le diverse problematiche e che promuove interventi che mettono insieme gli assi di possibile discriminazione (razzismo, genere ecc.).

I Comuni sono le amministrazioni più vicine ai cittadini in grado, più di chiunque altro, di attivare politiche per la valorizzazione delle diversità e punto di riferimento per affrontare questioni pratiche legate all’esercizio della libertà religiosa: dai problemi connessi all’apertura dei luoghi di culto a quelli relativi alle norme alimentari nelle mense scolastiche, dalla celebrazione delle diverse festività religiose al diritto di essere sepolti nel rispetto delle proprie volontà.

Sempre i Comuni, oltre alle Province e alle Regioni, sono chiamati secondo le proprie competenze  a definire strategie per applicare i principi all’interno di società che sono sempre più multiculturali, sia perché interessate da  processi migratori, ma anche  dalla mobilità di lavoratori, della ricerca, della formazione. Nel governo dei territori che guardano oltre, la ricerca del dialogo con le comunità religiose e con i luoghi di culto rappresenta non solo un’adesione formale ai principi dettati da Convenzioni internazionali e Costituzioni, ma soprattutto un’opportunità per creare alleanze e promuovere un dialogo tra politiche pubbliche e azioni del privato sociale che vanno ad  integrare il sistema di servizi sociali,educativi e culturali delle amministrazioni locali.

Il progetto LADIS opera in questo contesto e coinvolge direttamente i Comuni, le comunità religiose e le associazioni di donne islamiche nelle attività progettuali. Le amministrazioni locali hanno un ruolo centrale nel progetto, sia come parte attiva delle attività di rilevazione e scambio di politiche antidiscriminatorie sui vari settori di policy e di open dialogue con associazioni  di donne islamiche,  che come destinatarie di percorsi di capacity building.

A partire dai risultati che emergeranno dalla  mappattura delle politiche locali antidiscriminatorie saranno costruiti due percorsi di formazione, uno destinato agli amministratori locali e l’altro ai dirigenti e funzionari dei servizi e agli operatori. La scuola di politiche stereotypes-free open source prenderà il via ad ottobre e  sarà un vero e proprio spazio aperto agli amministratori locali in cui condividere buone pratiche e strumenti per contrastare la discriminazione e l’islamofobia a partire dalla programmazione, dalle politiche e dai servizi locali.

Sviluppare consapevolezza e competenze tra gli amministratori locali attraverso la creazione di una rete nazionale di amministratori  contro l’islamofobia per sensibilizzare e rafforzare le politiche stereotype-free nei Comuni è un altro traguardo che si propone di raggiungere LADIS.  

Partecipazione, messa a sistema delle pratiche già esistenti, rafforzamento del dialogo tra Comuni e comunità o associazioni di donne islamiche sono le direttrici su cui si muove il progetto.

I Comuni di Mantova, Cuneo, Bagno a Ripoli, Gualdo Tadino hanno già aderito al progetto e tante sono le amministrazioni locali che saranno coinvolte nelle attività di ricerca, formazione e sensibilizzazione.  

“Aderiamo con convinzione – afferma il sindaco di Bagno a Ripoli e presidente di ALI Toscana, Francesco Casini – a questa campagna lanciata da ALI – Autonomie Locali Italiane. Da sempre la nostra amministrazione comunale è impegnata nella lotta alle discriminazioni; con questa adesione formale vogliamo fare un passo in più in questa direzione e vogliamo rinnovare il nostro impegno contro il razzismo, la xenofobia e tutte le forme di intolleranza. L’islamofobia è una piaga da cui anche i nostri territori rischiano di non essere esenti. Per questo è importante fare luce su questo tipo di discriminazione, in particolare per le conseguenze che può avere sulle donne, ancora una volta più esposte rispetto agli uomini. Una comunità libera dai pregiudizi è una comunità più unita e più forte”.

Il partenariato, oltre ad ALI che è coordinatore del progetto, è composto da Leganet , Studio Come, Coreis – Comunità religiosa Islamica Italiana e Progetto Aisha.

* di Paola Manca, Ufficio Studi ALI