In un momento storico in cui ci sentiamo imprigionati nel quotidiano, dove la nostra vita è piegata ai costanti monitoraggi degli indicatori sanitari, anche la politica ci sembra concentrata soltanto sul presente, dando l’impressione di essere capace di produrre solo norme a breve orizzonte. Per questo noi vogliamo provare ad ampliare il nostro sguardo, a immaginare il futuro, per costruire un domani migliore. Dobbiamo pensare alle nuove sfide che ci attendono quando la ritrovata libertà, tanto attesa, e oggi più vicina grazie all’arrivo del vaccino, ci permetterà di lavorare per la ripresa sociale ed economica del Paese che sarà. Come ALI vogliamo provare a dare il nostro contributo all’Italia che uscirà dalla pandemia, per non sprecare questa crisi e anzi perché sia l’occasione per migliorare il nostro Paese, eliminando le cose che non andavano e ripensando un’Italia più equa, più sostenibile, più efficiente. Come diceva Einstein, è nelle crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
In un dibattito politico stretto nella tenaglia dell’emergenza sanitaria da una parte e dell’emergenza economica e del lavoro dall’altra, non è stato semplice svolgere il ruolo di amministratore locale. Eppure ce l’abbiamo fatta. I sindaci sono un pezzo importante dello Stato, sono lo Stato sul territorio, e hanno gestito in prima linea i tanti nuovi problemi sorti da questa situazione unica ed eccezionale legata alla pandemia. Conoscendo meglio di chiunque i bisogni e le necessità dei cittadini, delle famiglie e delle imprese locali, sono state le più efficienti sentinelle che lo Stato ha avuto sul territorio. E proprio il meccanismo chiesto e ottenuto dai sindaci in questa seconda ondata ha evitato il lockdown generale del paese: la divisione per fasce (o colori) del territorio italiano legata all’attività di monitoraggio costante del rischio sanitario ha funzionato, è stata anzi la soluzione ottimale.
E se è importante ora continuare a tenere alta la guardia, soprattutto in questo periodo di festività, per non vanificare tutti i sacrifici e gli sforzi compiuti, è giunto anche il momento di progettare il futuro per coglierne le opportunità. Per questo, pensando al tema della sanità e della ripresa economica, ALI ha lanciato a settembre, durante il Festival delle Città di Roma, una campagna tra gli amministratori locali per l’utilizzo del Mes che ha segnato una grande adesione. Siamo infatti convinti noi sindaci che non ci sia ad oggi uno strumento più conveniente, in termini di tassi di interesse e in termini di immediatezza delle sue risorse, spendibili già a partire dal 1° gennaio, per rafforzare la sanità suoi nostri territori.
È chiaro che dopo la sua riforma nei prossimi giorni si parlerà nuovamente se utilizzarlo o meno. Crediamo allora che occorra maggiore chiarezza anche da parte di chi si dichiara contrario al suo utilizzo, ad esempio spiegando quale possa essere il giusto strumento alternativo, al netto di un indebitamento nel bilancio statale. È vero che nell’ultima Legge di bilancio sono stati stanziati 4 miliardi per la sanità, e questo è un ottimo segnale, ma puntare solo sul Recovey è sbagliato, perché le risorse arriveranno dopo il secondo trimestre del prossimo anno: un tempo lunghissimo per le tante crisi che attraversano il Paese e che i sindaci gestiscono quotidianamente. Noi amministratori siamo stati chiari e netti, abbiamo sottoscritto un appello al Governo e al Parlamento affinché non sia sprecata questa grande opportunità per la nostra sanità, a partire dai presidi sociosanitari e alle strutture assistenziali di prossimità.
La pandemia ci ha messo in ginocchio. Occorre anche dire che in questo momento c’è una certa preoccupazione tra i sindaci, ci sono poche risorse rispetto a quelle che ci serviranno nel 2021, avremo minori entrate, ma dobbiamo tenere duro perché credo si andrà comunque avanti, a piccoli passi, verso orizzonti migliori, proprio come è stato fatto nel 2020 quando abbiamo chiesto 6 miliardi e ne abbiamo ottenuti 5,7. In questa Legge di Bilancio per gli enti locali è previsto solamente 1 miliardo, e sappiamo benissimo che non sarà sufficiente, ma la Legge di Bilancio e i vari ristori vanno necessariamente di pari passo con l’andamento della pandemia, vedremo con l’arrivo del vaccino e le prossime riaperture quanto la situazione migliorerà. Dobbiamo vigilare, passo dopo passo, di mese in mese. La tassa di soggiorno ad esempio ora è sospesa, ma se per ipotesi da marzo si dovesse ripartire con l’Italia Covid-free allora si potrà reintrodurla e avremo quindi di nuovo maggiori entrate nei Comuni.
Per fare in modo che non tutto vada perduto, e trasformare la tragedia che abbiamo vissuto in nuove opportunità, è però necessario ripensare alcune questioni fondamentali.
Innanzitutto il tema della velocità e della semplificazione, da sempre materia specifica dell’identità di ALI. Finora abbiamo ottenuto molti passi avanti sul tema degli appalti pubblici, adesso dobbiamo puntare sui controlli ex post e sulle autocertificazioni per i lavori pubblici. Per questo vorrei costruire un gruppo di lavoro su questo tema così importante, che nel 2021 sarà fondamentale per la ripartenza dell’Italia. Così come lo saranno la sostenibilità e una nuova politica urbanistica più orientata alla trasformazione del già costruito. E proprio per l’esigenza di ripensare il tessuto civico del paese attraverso una nuova normativa urbanistica abbiamo deciso di lanciare una nuova associazione: una rete dei Comuni più sostenibili che puntano alla misurazione della loro crescita sul BES, che è lo strumento più adatto.
Durante la pandemia è emersa anche la questione della ricerca di nuovi e diversi spazi. Interi nuclei famigliari, gruppi di persone spinte da necessità economiche o lavorative si sono messe a cercare case e abitazioni lontane dalle metropoli, in aree interne e piccoli borghi. Serve su questo una grande progettualità, se vogliamo facilitare l’inversione di un modello di sviluppo che negli ultimi anni ha spopolato drammaticamente le aree interne e ingrandito a dismisura le grandi città. L’Anci è molto trainata dalle città metropolitane, per questo serve una nuova rappresentanza. Su questo vogliamo lavorare con l’Uncem, abbiamo già una serie di proposte pronte sul tema.
Un altro importante capitolo, il tema delle Riforme istituzionali. Accanto alla riforma del Tuel che riguarderà gli enti locali, e per cui auspichiamo un nuovo assetto con Comuni più forti, aggregati attraverso fusioni volontarie, ma a incentivare, e Province intese come case dei Comuni, anche il nostro regionalismo ha mostrato tutti i suoi limiti. Così com’è non va, va ripensato.
Tutto questo sarà però possibile solo affrontando nel migliore dei modi la questione del vaccino, fondamentale per tornare alla libertà e rimettere in moto l’economia, perché non torneremo alla piena libertà finché non avremo annientato questo maledetto virus. Non ci sarà nessuna crescita economica e alcuna ripresa dell’occupazione finché non saremo un Paese “Covid free”. La liberazione dal virus ci permetterà di rinascere, e diventerà un elemento di competitività tra le nazioni, perché chi prima raggiungerà l’immunità di gregge sarà più forte e competitivo. Le domande che mi faccio in questi giorni sono: in quanto tempo riusciremo a vaccinare almeno il 70% della popolazione per raggiungere la necessaria immunità di gregge? Basterà un’opera di informazione e persuasione?
Io a Pesaro sarò il primo a vaccinarmi, per dare il buon esempio. In questi giorni, leggendo lettere, commenti e dando un’occhiata ai sondaggi, mi sono preoccupato molto: troppa disinformazione, troppe fake news, troppa diffidenza, così la cultura novax si è diffusa nella società italiana negli ultimi anni. Spero davvero di sbagliarmi, ma il tema dell’eventuale obbligatorietà sarà centrale a gennaio, appena sarà disponibile il vaccino.
Dobbiamo farne una battaglia, politica, civica e culturale, consapevoli del fatto che sia un tema fortemente diviso ma altrettanto giusto, solidale e di responsabilità civile. E temo che se non introdurremo un meccanismo di obbligatorietà (o l’introduzione di un patentino “Covid Free” per accedere a servizi ed eventi con assembramenti) avremo tempi lunghissimi per raggiungere la liberazione in Italia e nella nostra provincia.
La libertà è anche una forma di responsabilità etica e civile nei confronti dei più deboli che non potranno vaccinarsi, come le donne in gravidanza, gli immunodepressi o chi si sottopone a cicli di chemioterapia, quindi tutti dovrebbero vaccinarsi per liberare la popolazione da questo incubo. Non possiamo immaginare di avere ancora per tutto il 2021 restrizioni alla nostra economia e alle nostre libertà, individuali e collettive. La prossima estate la vogliamo piena di eventi, di turisti, di lavoro, di gioia, città libere il prima possibile. E solo una vaccinazione di massa e veloce ce lo garantirà. E solo allora potremmo davvero ripartire verso nuovi e migliori orizzonti.
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.