Il piano vaccinazione anti-Covid e la speranza della rinascita

Se nel Regno Unito la Regina Elisabetta e suo marito Filippo sono in attesa di ricevere il vaccino anti-Covid e a Mosca hanno già aperto le cliniche che somministrano il vaccino russo su prenotazione, in Italia bisognerà attendere il prossimo anno, ma soprattutto occorrerà convincere gli italiani a vaccinarsi, per arrivare il prima possibile all’immunità di gregge, ossia al 70% circa della popolazione totale vaccinata, e liberare una volta per tutte il Paese. E’ chiaro dunque che la velocità con cui riusciremo a uscire da questa crisi sarà determinante per la ripresa economica, e per tornare a una piena socialità. Alla vita normale, diciamo. Nei giorni scorsi, il Governo ha fatto sapere che la campagna vaccinale dovrebbe cominciare verso la fine di gennaio e che è già stato individuato un sito di stoccaggio alla base aeronautica a Pratica di Mare, vicino Roma. Le forze armate saranno incaricate della distruzione del vaccino nella fase due della campagna, come ha confermato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, da lì partiranno camion ed elicotteri militari per trasferire milioni di fiale del vaccino nei vari depositi regionali. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha illustrato, in un forum all’ANSA, la tabella di marcia della campagna vaccinale e ha tenuto a sottolineare come la sicurezza resti il criterio primario per le autorizzazioni ai vaccini. In Italia si partirà con una prima tranche di 10 milioni di dosi tra gennaio e marzo, anche se in totale abbiamo già opzionato 202.573.000 dosi.

“Gennaio sarà il mese delle vaccinazioni e speriamo di partire insieme a tutti gli altri paesi Ue, ma il cuore della campagna vaccinale arriverà a primavera inoltrata – ha spiegato il Ministro – perché non basteranno solo le prime due autorizzazioni ma abbiamo bisogno anche di ulteriori autorizzazioni di vaccini, che speriamo arrivino nel più breve tempo possibile”.

Fatto il piano, serve metterlo in pratica. Oltre alla logistica e ai tempi legati alle autorizzazioni occorrerà mettere in conto un altro fattore: l’adesione degli italiani. Le ipotesi sono due, o gli italiani si vaccineranno e arriveremo in tempi brevi all’immunità di gregge o si dovrà procedere in altri modi: occorrerà sciogliere il nodo dell’obbligatorietà o meno del vaccino. Al riguardo il Ministro della Salute ha dichiarato “che per gli operatori sanitari, ma anche per il personale della scuola, ad esempio, la vaccinazione sarà fondamentale”, augurandosi che ci sia negli interessati questa consapevolezza.

Il timore nel Governo è che l’adesione di medici, infermieri e altri dipendenti del sistema sanitario possa rivelarsi bassa, con gravi ripercussioni sull’intera campagna vaccinale. Questo perché, evidenziano sia il ministero sia l’Iss, nel personale sanitario la tendenza a vaccinarsi è tutt’altro che elevata. Nel caso del vaccino anti-Covid, i rischi sarebbero drammatici, perché una sfiducia da parte del personale medico alimenterebbe i dubbi e i sospetti dei più scettici o degli indecisi, per non parlare del popolo dei novax, che in Italia è “corposo” e continua ad aumentare. Per questo si sta mettendo a punto un piano per la formazione degli operatori sanitari da parte del personale dell’Iss: medici e infermieri verranno informati e sensibilizzati sulle caratteristiche del vaccino, e verranno anche formati per la comunicazione ai pazienti, per informare nel modo più corretto possibile cioè i cittadini. Se non ci dovesse essere un grande entusiasmo però, e la campagna di vaccinazione andare male, non resta che prevedere una obbligatorietà.

E’ un tema certamente molto divisivo, ma c’è da chiedersi se il Paese può permettersi di prolungare ancora questa crisi che tiene in sé tante crisi, tutte concatenate: sanitaria, con quasi 600 morti al giorno, economica, con decine di migliaia di attività commerciali chiuse e che continuano a chiudere, sociale, con la disoccupazione che aumenta, per non parlare del dramma delle scuole e dell’istruzione che rappresentano in danno gravissimo per il presente ma anche per il medio-lungo periodo per il nostro Paese e i nostri giovani.

Il tempo, dunque, sarà prezioso e dirimente. Da una parte i Paesi che supereranno l’incubo del Covid e con la ripresa economica torneranno a essere competitivi; dall’altra, i Paesi che vedranno crescere in maniera esponenziale le crisi interne, perdendo terreno anche sul fronte della competitività verso gli altri Paesi e nel mondo.

Vaccinarsi è urgente e sarà fatto in modo controllato e sicuro, dopo che il vaccino sarà stato validato a tutti i livelli. Sarà un atto di civiltà, come già successo in passato quando con le vaccinazioni di massa e le immunità di gregge abbiamo debellato terribili malattie, e sarà anche un atto di responsabilità sociale verso gli altri, i nostri genitori e i nostri figli, soprattutto verso molte persone che non potranno farlo come ad esempio gli immunodepressi.

Sarà, nei prossimi mesi, la grande battaglia che ci attende e a cui nessuno potrà sottrarsi: uscire il prima possibile dall’emergenza sanitaria, sociale ed economica, attraverso una grande campagna di condivisione della conoscenza, che è come sempre la migliore scelta possibile.

*di Valentina Guiducci