L’Europa la nostra bussola

Nel mese di febbraio abbiamo avuto due fatti di notevole spessore sul piano istituzionale per noi sindaci e amministratori locali, che hanno riguardato la vita democratica del Paese, il primo ci ha riguardato direttamente, il secondo da vicino: la battaglia per estendere il terzo mandato a tutti i sindaci e i gravi fatti di Pisa, ossia la violenta reazione delle forze dell’ordine con l’uso dei manganelli su ragazzi durante un corteo organizzato a sostegno del popolo palestinese.

Sulla battaglia per il terzo mandato possiamo dire, a conti fatti, che è stata un’occasione persa per il nostro Paese per colmare un divario, tutto italiano, che esiste solamente per i primi cittadini di comuni sopra i 15 mila abitanti. Nel decreto Elezioni, infatti, è stato abolito il limite di mandati per i Comuni sotto i 5 mila abitanti e si è portato a tre il limite per i Comuni fino a 15mila: in poche parole sono rimasti fuori 730 sindaci su un totale di quasi 8000 in tutta Italia, ed è davvero difficile capire perché la stessa ratio legislativa non si debba applicare anche a loro. La loro esclusione diventa una vera discriminazione. È bene ricordare che siamo dinanzi ad un unicum nel panorama europeo, poiché l’unico Paese che impone limiti è il Portogallo, che consente comunque tre mandati consecutivi a tutti i comuni. La direzione più consona da intraprendere, dunque, per sanare questa fattispecie discriminatoria è quella di allineare il nostro ordinamento all’Europa. In Italia, ricordiamolo, non esistono limiti di mandato neanche per assessori regionali, parlamentari. Dunque questo “pericolo” di “attaccarsi alla poltrona” vale solo per i sindaci sopra i 15mila abitanti! Eppure il sindaco non solo risponde all’elettorato ma anche quotidianamente ai cittadini, è uno dei lavori più impegnativi e concreti che ci siano, non può promettere e mancare la promessa, il giudizio della sua comunità è forte, impietoso e quotidiano.

Per questo i sindaci sono scesi in piazza e hanno portato avanti all’unanimità una lunga battaglia sul terzo mandato, perché equa e giusta, sia dal punto di vista dell’elettorato attivo che passivo. Come ha detto il Presidente dell’Anci Decaro, “la partita sul terzo mandato per tutti i Comuni non si chiude qui”, prima o poi il nostro Paese dovrà andare verso il modello europeo e affrontare con una riforma organica degli enti locali questa discriminazione istituzionale.

Su quanto accaduto a Pisa il 23 febbraio scorso, come sindaci abbiamo il dovere di esprimere dissenso per quanto accaduto, l’uso sproporzionato della forza su dei manifestanti per lo più giovani. A chiudere le polemiche basta il disappunto espresso dal Presidente delle Repubblica, Sergio Mattarella, che ha fatto presente al Ministro dell’Interno Piantedosi, “trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Non credo ci sia altro da aggiungere. La piazza di Pisa, che è seguita alle manganellate, è stata una grande risposta democratica. Cinque mila persone, in larga parte giovani, riunitisi per dire basta a episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine. Ho molta fiducia nelle giovani generazioni, delle quali erroneamente si contesta lo scarso impegno politico. Ma quella piazza ci dice che, al contrario, i nostri giovani hanno voglia di impegnarsi: cosa è stata quella piazza, se non un gesto profondamente politico? Episodi come quello di ieri ci dicono che siamo dinanzi ad una crisi semmai dei partiti, ma non della partecipazione e dell’impegno giovanile. Questi ragazzi scendono in piazza per i loro diritti, per l’ambiente, per un futuro migliore. E l’Europa è lo spazio naturale per accogliere le loro istanze.

Dal basso, dalle nostre piazze, possiamo fare politica e lavorare per migliorare il nostro Paese guardando all’Europa perché l’Europa è e deve essere la nostra casa naturale.

Proprio per questo la prossima Assemblea nazionale di Ali avrà come titolo i “Comuni d’Europa”, per rilanciare il tema degli Stati Uniti d’Europa e avere l’ambizione di realizzare concretamente, dal basso, una comune politica su lavoro, industria green, diritti. Perché o andiamo verso un’Europa federale e solidaristica, o ci indeboliremo tutti. Altro che sovranità.