Autonomia, politica sociale e transizione: la strada giusta da seguire per lo sviluppo del Paese

Nel panel “Quale sviluppo per l’Italia”, si è tenuto un interessante e accorato dibattito sulle potenzialità di sviluppo immediate del nostro Paese. Presenti Stefano Bonaccini, presidente Regione Emilia Romagna, Roberto Fico, presidente della Camera dei Deputati XVIII Legislatura, Leonardo Becchetti, economista e docente dell’Università di Roma Tor Vergata e Luca Lopomo, sindaco di Crispiano; l’incontro è stato moderato da Massimo D’Amore, vicedirettore del TG2.

Le dichiarazioni di Stefano Bonaccini non lasciano spazio a dubbi e interpretazioni, ma chiariscono con spiccata decisione a quali rischi va incontro il nostro Paese: «Consiglio al mio partito di non avere un atteggiamento contrario a priori sull’autonomia differenziata per rafforzare le Regioni. Non derubrichiamo l’argomento, lasciandolo in mano esclusivamente alla destra. Probabilmente non potrà essere attuata, perché non ci sono le risorse in Finanziaria. E parliamo di un’autonomia che finirebbe comunque, così come la vogliono loro, a mettere in difficoltà il Sud».

Sul Pnrr Bonaccini ha detto che «è un’occasione irripetibile: sono risorse che se spese con criterio, migliorerebbero l’entità dei nostri investimenti. Ma si sta perdendo tempo. Faccio appello a Roma: chiamate i Comuni, le Regioni, gli amministratori e vediamo come risolvere questi ritardi. Siamo tutti sulla stessa barca e il tempo stringe. In Europa non vedono l’ora di toglierci parte delle risorse che ci hanno destinato. Abbiamo il debito più alto e nei mercati si avverte il gran senso di sfiducia che aleggia sulle operazioni di espansioni di questo Paese. Quando Meloni dice di aprire confronto serrato, mi sta bene. Ma se mancano le risorse, dove andiamo? E tra le questioni di priorità, la sanità pubblica va messa in cima alla lista».

Ispirato e passionale l’intervento del professor Becchetti, che tocca corde in grado di mettere tutti d’accordo: «L’Italia ha un comparto culturale straordinario. Così come siamo eccellenti nel settore dell’industria 4.0 e 5.0: le nostre industrie devono essere aiutate a modificarsi.

Il politico non deve avere paura di parlare di felicità. Bisogna portare alla luce le aspettative di vita degli italiani. Indagare su quanto un territorio incide sulla felicità dei cittadini in senso ampio. Gran parte della ricchezza dei territori è endogena: è necessario creare grandi reti, grandi consorzi e arricchire il territorio stesso.

Dobbiamo chiederci: cosa stiamo facendo per la classe degli arrabbiati? Sono quelli che non votano, che appartengono a una classe di reddito bassa, i complottisti; hanno preferenze ben particolari, a loro non interessa dei diritti civili, della transizione, hanno paura dei migranti. Dobbiamo capire come poter parlare a queste persone.

Sono necessarie tre leve per aiutare il Mezzogiorno: primo, colmare il gap infrastrutturale, lavorare sulle reti; secondo, lavorare sul capitale sociale, superare le diffidenze sociali, incentivare capacità di costruire relazioni sul territorio; terzo, la formazione, lavorare sulla riqualificazione della formazione permanente, perché il mercato del lavoro è sempre più stretto e in cambiamento e bisogna puntare sull’istruzione universale.

Per sopravvivere, le democrazie hanno bisogno di cittadinanza attiva: è necessario rivitalizzare la partecipazione dei cittadini».

Roberto Fico si concentra su temi economici e di politica sociale: «Avevamo pronti alcuni progetti di rigenerazione urbana per Scampia. A un certo punto, il Governo decide che quei fondi andavano rimodulati. Questa rimodulazione del Pnrr crea molti problemi ai Comuni, che sono gli enti preposti a operare sul territorio.

L’ autonomia differenziata coincide con un regionalismo differenziato e questo non ha senso. Così si mina le fondamenta della Repubblica. E a farne le spese è chi è più debole, come le regioni del Sud. Bisogna rafforzare e sostenere gli enti che danno servizi essenziali ai cittadini. Non vanno rafforzate le Regioni, vanno rafforzati i Comuni».

Sulla transizione ecologica, Fico ha detto che è indispensabile attuarla, «perché nella transizione ecologica c’è la transizione energetica: occorre puntare sulla ristrutturazione dell’edilizia pubblica e privata in senso di risparmio eco-energetico. Dove sono le proposte in questo senso? Ricordiamoci che sono obiettivi previsti dall’Agenda 2030. Ma dove sono le proposte? Non voglio fare una difesa a senso unico del Superbonus, ma occorre agire legislativamente in quel senso».

Infine, il sindaco Luca Lopomo prova a tenere alta la concentrazione sugli obiettivi indispensabili in comune accordo con l’Agenda 2030: «A Crispiano stanno arrivando fondi dal PNRR, ma la percezione di questi lavori è di cantiere a cielo aperto. Occorre fare rete e superare queste criticità di cui soffrono tuti i Comuni. E un altro grande problema sta nella capacità dei Comuni pubblici di non riuscire ad agganciare i bandi necessari, perché mancano i professionisti: così la forbice si allarga e chi è grande diventa più grande, chi è piccolo, diventa più piccolo.

Seguiamo l’Agenda 2030, insieme alla Rete dei Comuni Sostenibili e condividiamo le buone pratiche, che sono essenziali. Ma non sento una forte propensione a parlare dell’Agenda 2030.

Abbiamo bisogno di far sognare le persone, di farle emozionare per far venire fuori la voglia di partecipare al futuro del nostro Paese. Ecco la funzione della politica».

*di Stefano Colagiovanni, comunicazione ALI