Pnrr: Sala, da Ue nessuna volontà di allungare i tempi

«Sono assolutamente impegnato a far sì che il nostro ruolo sia valorizzato e che non si debba solamente essere stritolati tra decisioni incomprensibili che arrivano dal governo e Regioni che alla fine fanno la loro parte e a volte distribuiscono i loro fondi anche in funzione dell’appartenenza politica dei sindaci al loro quadro politico». Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, intervenendo in collegamento al Congresso nazionale di Ali a Pisa non va per il sottile. «Però – ha continuato Sala – bisogna che anche noi ci diamo una scossa e che troviamo una linea per uscirne, altrimenti sarà una vita grama». Fare il sindaco «sta diventando sempre più difficile, non per i rischi che corriamo, ma perché non possiamo promettere una visione, un piccolo sogno ai nostri cittadini. Siamo diventati veramente gli amministratori della continuità e non era così». Per questo il sindaco di Milano ha esortato la platea di Ali a “partire dalle nostre responsabilità e da quello che non va in noi, perché altrimenti siamo sempre a rincorrere e a contestare quello che gli altri stanno facendo. A mio giudizio quello che non va in noi è che non prendiamo in mano la situazione, noi accettiamo questo status quo e il fatto che sia immaginabile in un Paese come il nostro vivere con 8mila comuni, 14 città metropolitane, 100 province e 20 regioni. Se ci mettiamo sulla difensiva e difendiamo tutto questo sistema, siamo corresponsabili». Sul Pnrr Sala ha chiarito che se fallisce «non sarà un fallimento italiano, ma di un tentativo europeo, perché sia chiaro a tutti che l’Europa si è inventata il Recovery fund per l’Italia, non per l’Europa. Di fronte alle difficoltà dell’Italia, quindi un fallimento sarebbe davvero drammatico. Sono stato l’altro giorno a Bruxelles – ha aggiunto – non c’è nessuna volontà di allungare i tempi. Poi sappiamo che la commissione europea fra un anno scade, è anche presumibile che non verrà radicalmente trasformata», pertanto, avverte, «tutti quei soldi dobbiamo investirli entro il giugno 2026, che è domani mattina. Ripartirei molto da quello. È importante tutto, parlare di autonomia differenziata e del resto, ma qui stiamo perdendo un’occasione storica e la politica rischia un’altra volta di essere messa sul banco degli imputati, perché l’Europa ci ha dato i fondi».