I borghi più belli d’Italia. Fiorello Primi: Il borgo non è una realtà legata al turismo ma alla sua comunità

Fiorello Primi è presidente de “I Borghi più belli d’Italia” e ha un passato da sindaco e amministratore locale. L’associazione che guida è nata nel 2001, comprende 330 borghi italiani con “spiccato interesse storico e artistico”, e si propone di contribuire a salvaguardare, conservare, rivitalizzare e promuovere piccoli centri abitati e comuni, ma a volte anche singole frazioni, che trovandosi al di fuori dei principali circuiti turistici rischiano purtroppo di essere dimenticati, con conseguente spopolamento e abbandono nonostante il loro grande valore.

Come spiega bene Primi, “la questione dei borghi e delle aree interne è una questione cruciale per il nostro Paese, della quale la politica non può non occuparsene in maniera puntuale e permanente. Non possiamo ricordarcene solo quando ci sono problemi o catastrofi naturali”. Fiorello Primi è intervenuto agli Stati Generali della Bellezza andando subito al punto, l’importanza dei borghi e il loro valore inestimabile ma anche la responsabilità dello Stato e l’occasione del Pnrr per valorizzarli e custodirli.

“Quella del Pnrr per i piccoli borghi è una grandissima opportunità – ha incalzato Primi –, probabilmente non succederà più che Comuni piccoli, di 3000 abitanti, abbiano l’occasione di spendere 20 milioni per progetti come sta accadendo ora con il Pnrr”. Ma, osserva Primi, c’è un problema.

Sono stati selezionati dalla Commissione 535 Comuni che hanno ottenuto più di 60 punti su 100. “In questi giorni sto incontrando molti rappresentanti del governo per chiedere di intervenire anche presso le Regioni perché questi 535 Comuni vanno finanziati tutti. Sono infatti 300 i Comuni rimasti fuori dai finanziamenti, ma vanno invece finanziati tutti, perché se hanno superato l’esame della Commissione significa che hanno corrisposto a tutte le esigenze previste dal bando, che sono tra l’altro anche difficili da superare. Per questo vanno finanziati tutti: facciamo gli interventi, perché servono! Non possiamo buttare questi progetti – ha proseguito Primi –, parliamo di progetti finalizzati all’accessibilità, alla digitalizzazione, all’innovazione e quindi anche all’occupazione giovanile. Molti sindaci di piccoli centri possono risolvere finalmente problemi e questioni importanti che sono aperti da troppo tempo. Pensiamo ad esempio al problema dello spopolamento delle aree interne: come si combatte? Certamente non con una sola azione, ma molteplici fattori concorrono a contrastarlo. Innanzitutto, cercando di far restare chi già abita in quei luoghi, poi dando servizi. Perché per i giovani che vanno via non abbiamo altri giovani che arrivano, e per gli altri soprattutto per gli anziani che ‘devono’ restare abbiamo sempre meno servizi: iniziano a mancare i medici di base, gli uffici postali e molti altri servizi”.

Bisogna iniziare a lavorare su queste questioni, “serve una cabina di regia che non può essere il ministero della Cultura, del Turismo, delle Infrastrutture – ha detto Primi –, ma deve essere istituita presso la Presidenza Del Consiglio dei Ministri. Come dico sempre, il borgo non è una questione legata al turismo ma alla sua comunità. Senza di esse, senza i vestiti appesi ad asciugare fuori dai balconi, il borgo diventa un set cinematografico, o solo un mucchio di pietre. E L’Italia perde così le sue caratteristiche identitarie”, perché l’Italia è fatta così: di dialetti, di ricette, di odori, di tradizioni. “Non possiamo perdere queste caratteristiche, dalle diversità viene la nostra forza”, ha concluso Primi.

*di Valentina Guiducci, Ufficio stampa ALI