La Commissione Europea individua la Rete dei Comuni Sostenibili per il monitoraggio dei comuni: il modello italiano diventato buona pratica europea 

Il risultato di questa collaborazione internazionale è stato presentato in occasione dell’assemblea nazionale della Rete dei Comuni Sostenibili: pubblicati i dati del primo anno di monitoraggio dei comuni coinvolti 

Il monitoraggio dei comuni italiani a cura della Rete dei Comuni Sostenibili diventa un vero e proprio modello italiano da esportare. A certificarlo è la prestigiosa collaborazione che la Rete ha stretto con il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea (Joint Research Center)

La Commissione Europea valorizza, dunque, l’attività che la Rete sta svolgendo da oltre due anni in tutta Italia. Il compito del Centro Comune di Ricerca è fornire alla Commissione competenze e conoscenze scientifiche indipendenti e basate su dati concreti e che sviluppa strumenti innovativi mettendoli a disposizione dei responsabili politici europei. 

Nell’ambito della prima assemblea nazionale della Rete dei Comuni Sostenibili, in corso di svolgimento al Teatro dei Ginnasi di Roma, è stato presentato il risultato di questa collaborazione internazionale: un documento che riassume i risultati del primo anno di monitoraggio della Rete e che offre ad altri paesi europei una vera e propria guida su come si possa replicare il modello italiano. 

La Rete dei Comuni Sostenibili misura e monitora gli effetti delle politiche locali rispetto ai 17 obiettivi globali di sostenibilità definiti con l’Agenda 2030. Per la prima volta in Italia e, in modo così strutturato, in Europa, i livelli amministrativi più prossimi ai cittadini, cioè i comuni, sono monitorati sulla base di 100 indicatori quantitativi e qualitativi. 

A curare il documento per il Centro Comune di Ricerca è stato Maurizio Gazzarri, responsabile dell’analisi e dello sviluppo del monitoraggio della Rete dei Comuni Sostenibili. Con lui, Alice Siragusa e Paola Proietti del Centro Comune di Ricerca

“Quel che emerge dallo studio fatto – afferma Gazzarri – è che i comuni sono riusciti, in un periodo particolarmente difficile, a remare controcorrente. I dati dei 24 enti analizzati ci dicono che sulle materie di competenza dei comuni, le tendenze sono migliori, rispetto a quelle su fenomeni per i quali i comuni non hanno capacità di incidenza. Rispetto agli indicatori quantitativi su materie di competenza comunale, nei comuni capoluogo analizzati, oltre l’80% degli indicatori ha una tendenza positiva. Percentuale che scende al 61% per gli indicatori su materie non di competenza dei comuni. Nei comuni non capoluogo le percentuali sono rispettivamente 79% e 42%, con un gap di ben 27 punti a favore delle materie di competenza comunale. Questi numeri confermano la virtuosità delle azioni dei comuni sui temi della sostenibilità. In generale la percentuale maggiore di indicatori con tendenza positiva si ha nei comuni con oltre 5.000 abitanti, nel centro-nord, nei comuni capoluogo. Tra i 17 obiettivi di sostenibilità, quelli dove si registrano le maggiori percentuali di indicatori con tendenza positiva sono l’8, riguardante il lavoro (96% di tendenze positive) e il 7 sull’energia (90%)”. 

“Inoltre – aggiunge Gazzarri – il documento delinea i passaggi fondamentali per poter replicare l’esperienza italiana in altri paesi dell’Unione Europea, descrivendo passo per passo quali azioni, relazioni e collaborazioni sviluppare per avviare il monitoraggio degli obiettivi di sostenibilità a livello comunale. Si tratta di una vera e propria guida per i singoli comuni europei, ma anche per realtà associative estere simili alla Rete dei Comuni Sostenibili”. 

“La collaborazione con il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea – aggiunge il presidente della Rete dei Comuni Sostenibili, Valerio Lucciarini De Vincenzi – è particolarmente importante, perché dà proiezione internazionale al nostro lavoro. Il monitoraggio è il fulcro della nostra attività e sapere che questo lavoro è apprezzato e può essere d’esempio per altri paesi, ci conferma che siamo sulla giusta strada”. 

“C’è un elemento importante, politico, su cui daremo battaglia come Rete dei Comuni Sostenibili – sottolinea inoltre il presidente Lucciarini nel discorso di apertura dell’assemblea –. Ci rivolgiamo al governo e al Parlamento: i comuni che si fanno monitorare, con il nostro sistema o con altri che potranno nascere, purché scientificamente affidabili come il nostro, devono essere premiati. Gli enti che si impegnano a essere trasparenti sugli effetti delle proprie azioni devono essere valorizzati. In questo senso proponiamo due azioni: una premialità, nel momento in cui si partecipa a bandi sui temi della sostenibilità, e un finanziamento ad hoc destinato alla formazione, all’assunzione di personale specializzato, alla divulgazione pubblica dei risultati del monitoraggio. Il tema dei bandi, in particolare, riteniamo sia assolutamente centrale. Già alcune call europee prevedono una premialità verso i soggetti che dimostrano di saper monitorare gli effetti del progetto per il quale si chiede il finanziamento. Proponiamo che anche lo Stato e le regioni procedano nello stesso modo. Un comune che è in grado di valutare nel breve, ma anche nel medio e lungo periodo, le ricadute dei progetti e la raggiungibilità degli obiettivi quantitativi, ha un elemento di virtuosità in più rispetto agli altri che merita attenzione e finanziamenti”. 

“Il nostro lavoro – afferma Alice Siragusa, del Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea – consiste nel mettere i dati al servizio della politica, per aiutarla a prendere decisioni il più consapevoli possibile. La Rete dei Comuni Sostenibili rappresenta un perfetto esempio di questo lavoro: un nostro importante obiettivo è esportare fuori dall’Italia questa esperienza di monitoraggio”. 

«Per troppo tempo nel Paese c’è stato un  confronto sbagliato come se le politiche di sostenibilità fossero antitetiche alla crescita – ha detto Matteo Ricci nel suo intervento all’Assemblea – .In realtà il tema vero è la qualità della crescita. Non c’è una decrescita felice, ma la crescita che abbiamo conosciuto negli ultimi anni non va più, non è sostenibile, e bisogna pensare a un nuovo modello di sviluppo che non si organizza con gli indicatori del passato. Se infatti continuiamo a misurare lo sviluppo del Paese con gli indicatori tradizionali non cambieremo mai il modello. Dobbiamo superare il Pil e pensare piuttosto alla qualità di vita. Bob Kennedy disse “il Pil misura tutto eccetto quello che rende la vita degna di essere vissuta”. Aveva ragione.

La Rete dei Comuni è una grande opportunità di crescita per i Comuni, perché dà uno strumento nuovo, innovativo e scientifico che nessun altro dà al nostro territorio. E vorrei sottolineare la grande innovazione e coraggio di questi Comuni che accettano di essere misurati e verificati nelle proprie politiche. Si tratta di un atto di coraggio e trasparenza amministrativa assolutamente da premiare.

Siamo solo all’inizio del cammino, sempre più Comuni stanno decidendo di aderire al progetto e di farsi misurare, ma siamo dentro la strategia giusta di contrastare il cambiamento climatico dentro una nuova strategia di sviluppo, un nuovo modello basato su indicatori nuovi e ormai necessari per definire le politiche locali e nazionali». Così Matteo Ricci, Presidente nazionale di Ali-Autonomie Locali Italiane nel suo intervento all’Assemblea nazionale della Rete dei Comuni sostenibili in corso a Roma.

Qui è possibile scaricare il documento integrale del Centro Comune di Ricerca e dalla Rete dei Comuni Sostenibili. 

Cos’è la Rete dei Comuni Sostenibili 

La Rete dei Comuni Sostenibili è un’associazione nazionale senza scopo di lucro aperta all’adesione di tutti i comuni italiani e unioni di comuni, a prescindere dalla dimensione, collocazione geografica e colore politico dell’amministrazione comunale.  

L’associazione promuove politiche per la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica, con un progetto innovativo e concreto, valorizzando le buone pratiche e accompagnando le amministrazioni locali alla territorializzazione e al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. 

È nata nel 2021 su iniziativa dell’associazione delle Autonomie Locali Italiane (ALI), Città del Bio e Leganet, in collaborazione con ASviS, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile e in sinergia con il Joint Research Center della Commissione europea. 

Nel primo anno e mezzo di attività hanno aderito già 80 comuni e città ed è in costante espansione con oltre 300 manifestazioni d’interesse. 

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