Infrastrutture e sostenibilità. Italia, cosa sarà?

Infrastrutture e sostenibilità tra politiche attuali e progetti futuri

Affollatissimo l’incontro tenuto nel primo pomeriggio nel secondo giorno del Festival delle Città, incentrato sul tema della sostenibilità, in correlazione con lo stato presente e futuro della gestione delle infrastrutture.

In cabina di regia Roberto Inciocchi, giornalista della redazione di SKY TG24, impegnato con Enrico Giovannini, ministro per le infrastrutture e le mobilità sostenibili dell’ultimo Governo; Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli; Maurizio Lupi, deputato e presidente di Noi per l’Italia; Simona Bonafé, deputata del PD; Guido Castelli, senatore di FdI; Eugenio Santagata, chief public affairs & security officier TIM e ceo di Tesly s.p.a. e Stefano De Capitani, presidente di Municipia/Gruppo Engineering.

Molti i punti nevralgici da approfondire. Rompe il ghiaccio il sindaco Manfredi in videoconferenza: «Ci prepariamo ogni giorno a vivere una grande sfida, in special modo per le città molto popolate, in cui esistono situazioni e problemi complessi. I punti fondamentali su cui lavorare coincidono con quelli dei trasporti, della gestione delle risorse per l’efficienza dei servizi e dell’utilizzo dell’energia e del costo delle bollette, che andranno moderati e sostenuti con strumenti più moderni, per poter risparmiare il più possibile».

Grande attesa per le dichiarazioni del ministro Giovannini: «Abbiamo la possibilità di usufruire di 300 miliardi per attuali e futuri investimenti. Mi dispiace aver dovuto appurare che non sono arrivati emendamenti dalle forze politiche di opposizione e questo è un problema, perché in un’ottica inerente la legge di bilancio ci si concentra troppo spesso sul presente e poco sul futuro. Tutti i grandi settori hanno un piano decennale in riferimento alle opportunità offerte dal PNRR. Sono necessari investimenti, programmazione e riforme adatte. Abbiamo delineato le linee guida e le norme in linea con la sostenibilità e con la nuova legge delega votata dall’ormai vecchio Parlamento, avremo grosse novità. Infine, non sottovalutiamo l’importanza e la necessità di investire a livello locale sulle amministrazioni».

Inevitabile affrontare il tema della crisi che sta attanagliando tutta Europa. A tal proposito, giungono perentorie le parole di Lupi: «La crisi energetica ci colpisce nel cuore del sistema sociale, una crisi ancora peggiore di quella affrontata nel periodo di pandemia. Si tratta di una potenziale crisi economica, sembra che l’Italia toccherà un -0,3% in stato di recessione. Bisogna progettare il futuro con accuratezza e chiarezza di idee, perché questa mancanza in passato la stiamo ancora pagando. Il problema non sono le risorse a disposizione, ma come mettere a terra i progetti e avere la capacità di rispettare i criteri e le linee guida predisposte con il PNRR».

Anche Bonafé e Castelli si concentrano sulla funzionalità del PNRR. Così si esprime Bonafé: «Ritengo fondamentale il lavoro svolto dal Parlamento Europeo sulle politiche di green deal, con la scommessa di cambiare il nostro modello di sviluppo. Impiegare i fondi del PNRR entro il 2024 richiede un grande sforzo; il 30% di questi fondi devono essere destinati alla transizione ecologica. Di pari passo viene la necessità di concentrarsi sul rilancio del sistema infrastrutturale» e Castelli non dimentica quei criteri funzionali per una migliore gestione dei fondi e dei tempi di attesa: «Siamo in una realtà che richiede decisioni molto centralizzate e il PNRR è figlio di questa mentalità. Esistono aspetti che vanno rispettati affinchè il PNRR funzioni correttamente, come è stato concepito: bisogna soprattutto rispettare i tempi, in particolar modo riferiti alle gare d’appalto, concentrarsi sull’aggiustamento dei prezzi e, soprattutto, evitare che il peso della spesa ricada sui territori. L’indipendenza dell’Europa e dell’Italia dipende dalle possibilità di sostenibilità».

Importanti e tecnici i contributi di Lebruto: «Abbiamo l’obiettivo di spendere miliardi sulle infrastrutture sostenibili. Si tratta di grandi investimenti che riguardano da vicino il trasporto dei passeggeri e le migliorie all’apparato di Ferrovie dello Stato. Apporteremo migliorie consistenti al polo urbano che, di conseguenza, permetterà al comparto ferroviario di evolversi e di concentrarsi anche sul rinnovamento dei sistemi più vecchi. Miglioreremo sul trasporto delle grandi merci. Ma il nostro grande obiettivo è quello di trasformare i treni elettrici in sistemi di locomozione solare, grazie a investimenti pari a un miliardo di euro» e di Santagata: «TIM è molto più di una compagnia telefonica. È fondamentale il rapporto tra TIM e le amministrazioni locali, perché i feedback che riceviamo da loro sono garanzia dei dati sulla situazione e sulle mosse future che adotteremo per facilitare il più possibile la digitalizzazione dell’intero Paese».

Chiude De Capitani, conscio e propositivo sull’esigenza di “scommettere” sul digitale: «Siamo presenti in tutti i settori del Paese. Per la messa a terra dei progetti legati al PNRR è sacrosanto il lavoro che stiamo facendo e occorrerebbe anche una lieve rimodulazione dello stesso PNRR in favore degli enti locali. Credo che se oggi fossimo nel 2026, al termine del processo di investimento, parleremmo di finalità e di impatto in termini di produttività per la creazione di ricchezze che useremmo per restituire quel credito utilizzato.

Ci sono tre aspetti che vanno evidenziati: primo, le infrastrutture da sole non bastano, perché rischiano di restare sottoutilizzate, ecco perché occorre pensare di integrarle in ambito digitale; il secondo aspetto riguarda l’analisi approfondita utile a comprendere come migliorare la struttura sociale in sinergia con il digitale; infine, occorrerà intensificare il rapporto di partnerariato con le aziende private».

*di Stefano Colagiovanni, comunicazione Ali