Contrasto dell’islamofobia e delle discriminazioni anti-musulmane, l’impegno del Comune di Bologna

La comunità musulmana di Bologna, varia e multietnica, conta circa 25.000 persone, cittadini e cittadine bolognesi che vivono, lavorano e studiano in città e sempre più spesso sono nati e nate qui.

Dal 2014 esiste un coordinamento, la Comunità Islamica di Bologna, nata dopo più di un anno di incontri tra i vari luoghi di preghiera e le associazioni diffuse sul territorio. In città esistono 18 spazi di preghiera e culto e la città metropolitana ne conta ben 55.

Questo network ha collaborato con l’Amministrazione ed è stato un interlocutore sia per il dialogo intereligioso, sia per le iniziative di pubblico interesse, come la creazione dello Sportello Anti Discriminazioni e la redazione del Piano Locale contro le discriminazioni cuore delle azioni che l’Amministrazione comunale ha messo in campo per contrastare razzismo e discriminazioni valorizzando le differenze.

Per rafforzare la relazione tra la Città di Bologna e le comunità Musulmane, tra il 2013 e il 2015 fu condotta una ricerca da parte dell’European University Institute, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, dal titolo Per l’inclusione effettiva dei cittadini e cittadine islamici e musulmani a Bologna.

Questa indagine preliminare ha coinvolto le comunità locali musulmane, i giovani e le giovani musulmane, leader religiosi, l’emergente CIB (Comunità Islamica di Bologna) e alcuni servizi municipali, per indagare e mettere in luce a livello locale la presenza di cittadini e cittadine musulmani, il loro contributo alla vita della comunità cittadina, le relazioni esistenti e i bisogni insoddisfatti, e ha contribuito all’adozione nel 2018 da parte del Comune di Bologna del PAL Piano locale per un’azione amministrativa non discriminatoria e basata sui diritti umani nei confronti dei nuovi cittadini e delle nuove cittadine.

Il Piano è stato adottato attraverso un processo di partecipazione che ha coinvolto circa 100 persone tra funzionari pubblici, ricercatori, operatori dei servizi sanitari, rappresentanti della Regione Emilia Romagna e della Città Metropolitana di Bologna, associazioni di base come la CIB (Comunità Islamica di Bologna).  Si sviluppa su tra assi che corrispondono a tre diritti fondamentali: benessere, non discriminazione e partecipazione alla vita pubblica a livello locale. Per ogni asse sono previsti obbiettivi e azioni corrispondenti.

Una priorità del Piano è stato formare i funzionari pubblici in antidiscriminazione, capacità di relazionarsi in un ambiente interculturale, diritti umani, capacità di riconoscere ii pregiudizi e decostruzione degli stereotipi, considerando questa capacità sia a livello individuale che collettivo, un pre requisito per costruire servizi pubblici accessibili e di qualità.

Le ricerche e i questionari propedeutici alla stesura del PAL hanno contribuito a rafforzare la conoscenza rispetto alla presenza delle varie comunità religiose a Bologna, alle loro aspettative e bisogni relativamente ai servizi pubblici, così come rispetto alle forme e ai luoghi della partecipazione dei residenti e delle residenti stranieri alla vita pubblica e della presenza di gruppi associativi formali e informali.

I ricercatori hanno intervistato leader religiosi, mediatori e mediatrici culturali, cittadine e cittadini con un’esperienza di migrazione e appartenenti a diverse confessioni religiose, su vari temi (scuola, salute, luoghi di culto e di sepoltura, approccio al laicismo, sul senso di inclusione o esclusione, su aspettative e richieste che queste comunità rivolgono alle istituzioni. Il principale obiettivo della ricerca sulle comunità religiose è stato di rilevare la presenza di situazioni di discriminazione.

Tra i vari bisogni emersi relativamente ai servizi pubblici, ne segnalo alcuni: la mancanza di spazi per le donne musulmane, la mancanza di spazi di ritrovo per le giovani generazioni, mancato riconoscimento dei leader religiosi (per esempio nell’accesso agli ospedali per la visita ai pazienti), gestione inadeguata dell’educazione religiosa nelle scuole, necessità di integrare i menù scolastici, mancanza di spazio per I servizi funerari e le sepolture.

Il processo di partecipazione continua generato dal PAL ha recentemente permesso la coprogettazione dello SPAD Sportello antidiscriminazioni comunale per orientare e supportare cittadini e cittadine in caso di condotte discriminatorie basate sulla razza, la provenienza etnica, la religione, l’origine o la discendenza, che ha aperto il 14 dicembre scorso.

Lo SPAD è stato coprogettato dal Comune di Bologna con 33 associazioni e gruppi della società civile e viene cogestito con risultati che riteniamo incoraggianti.

La città di Bologna poi storicamente include la promozione delle differenze come priorità nei servizi educativi. Il settore scuola e educazione ha infatti un centro di documentazione dedicato a fornire servizi, inclusi quelli di mediazione culturale, risorse e formazione alle e agli insegnati e educatori ed educatrici. Offre anche laboratori per le classi sui temi dell’intercultura, del razzismo, così come della misoginia, degli stereotipi di genere e dei diritti LGBTQI. A questo si aggiungono i laboratori sugli stereotipi di genere organizzati dall’ufficio Pari opportunità.

La cooperazione con altre città e portatori di interesse, in Italia e all’estero, è sicuramente una risorsa, anche in questo campo. Nella cornice di ECCAR –  European Coalition of Cities Against Racism and Xenophobia – e della conferenza generale del novembre 2020, uno dei workshop della è stato dedicato proprio alle azioni di contrasto all’islamofobia e all’odio anti musulmano e su questa base la rete ECCAR ha istituito un gruppo di lavoro permanente.

Il Comune di Bologna è poi partner del progetto Europeo SUPER, con capofila la città di Torino, per lo sviluppo di un piano specifico per la prevenzione e il contrasto del razzismo, dell’odio razziale e dei crimini e dei discorsi d’odio motivati da razzismo. In questo ambito abbiamo avviato una collaborazione con le forze dell’ordine, Polizia di Stato e Carabinieri, con l’intento di contribuire al riconoscimento e alla notazione degli episodi di razzismo, compresi gli episodi di islamofobia.

Chiudo con una nota di festa e condivisione che è anche un augurio per il futuro: da alcuni anni la ricorrenza di IFTAR (edi ai fitr) si celebra pubblicamente in una via del centro cittadino con la presenza di circa 6000 persone, musulmane e non, riunite a festeggiare la chiusura del mese di Ramadan.

*di Emily Marion Clancy, Vicesindaca del Comune di Bologna, Assessora Politiche abitative, Assemblee e ufficio clima, Comunità energetiche, Economia della notte, Pari opportunità e contrasto alle discriminazioni.