Riforma del TUEL, una sfida per l’Italia

In occasione della Assemblea Nazionale dell’Anci a Parma il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che dalla transizione digitale a quella ecologica, dagli investimenti nella cultura all’edilizia pubblica, dagli asili nido al sostegno agli anziani più vulnerabili, il futuro dell’Italia vede protagonisti i Comuni e le Città Metropolitane. Chiamati ad amministrare quasi 50 miliardi del PNRR. Parole nette e impegnative, che finalmente riconoscono nelle autonomie locali il livello istituzionale primario per l’esercizio del potere amministrativo. Dai servizi pubblici agli investimenti territoriali.

Ovviamente quando si parla di Comuni si devono intendere tutti i Comuni: dai più grandi, dotati di strutture organizzative complesse, ai più piccoli che sono la gran parte degli oltre ottomila Comuni italiani. L’Italia non è il Paese delle grandi Città Metropolitane, che pur sono luoghi di innovazione e di complesse politiche amministrative, ma delle tante aree interne che custodiscono il territorio, le culture, l’ambiente.

Una rinnovata fiducia e un riconoscimento del ruolo fondamentale dei Comuni che devono portare finalmente al coinvolgimento vero delle Autonomie locali,  mettendo tutti nelle condizioni di innovare servizi e strutture. In modo che non ci siano cittadini di serie A e cittadini – quelli che vivono nei borghi dei piccoli Comuni spesso collinari e montani – di serie B. Come purtroppo è stato finora.

Le Regioni sono nate con il primario compito di programmare e legiferare, non amministrare. Purtroppo non è così nei fatti. Salvo rare eccezioni, il comportamento delle Regioni nella fase di revisione delle Province (dovuto alla L. 56/14) e dei tagli irragionevoli di risorse è stato quello di accentrare potere amministrativo. Allontanando le responsabilità dai territori e quindi dalla capacità di controllo dei cittadini.

Ora è tempo di invertire la rotta, ma c’è un pericolo da allontanare: se Comuni, Province, Città Metropolitane, Comunità Montane non saranno all’altezza del compito affidato, in particolare per le risorse del PNRR, potrebbe esserci un grave ritorno negativo di immagine e di fiducia. Con conseguenze assai negative.

Ma è chiaro che le Autonomie, per esercitare appieno il loro compito amministrativo primario, hanno bisogno di alcune riforme, attese da anni, che semplifichino e rendano più efficienti i processi decisionali e le responsabilità.

Nei pochi mesi durante i quali, nel governo Conte 2, sono stato Sottosegretario all’Interno con delega Enti Locali, ho avviato la riforma del TUEL, il Testo Unico che regge le disposizioni per i Comuni. Un testo ormai datato (ha oltre vent’anni), appesantito da norme in parte superate e a volte contraddittorie, che finiscono per ingessare i procedimenti rendendo complicato amministrare.

Tutti limiti che avevo ben sperimentato nella mia lunga esperienza da Sindaco e da Presidente di Provincia!

Con Alessandro Pajno, già Presidente del Consiglio di Stato, e altri esimi professori abbiamo impostato un lavoro verso una delega legislativa al Governo da parte del Parlamento con alcune norme immediatamente applicabili. Nell’attuale Governo la ministra Luciana Lamorgese e il Sottosegretario Ivan Scalfarotto stanno portando avanti il lavoro, e ormai è scritto il DDL da consegnare alle Camere. Considerata la scadenza della Legislatura non c’è davvero tempo da perdere!

Ali, che è la casa dei riformisti locali, offre un’occasione di dibattito e di confronto sulla riforma con un Convegno previsto per il prossimo 24 novembre. In particolare in quella sede i rappresentanti dei gruppi parlamentari di maggioranza potranno confrontarsi tra loro e con Anci e Upi sulla proposta del Governo.

I temi sul tappeto sono molti. Per esempio: agevolare i Comuni per le fusioni o per associare funzioni amministrative, ricordando che la Corte Costituzionale ha riconosciuto la illegittimità del DL 78/10 che prevedeva l’obbligo di gestioni  associate per i piccoli Comuni. Per cui la proposta è che la definizione degli ambiti territoriali ottimali sia definita con un piano dai Comuni stessi riuniti in Assemblea dal Presidente metropolitano o di Provincia, senza imposizioni regionali. Ancora: una revisione del sistema di controllo sugli organi e del regime giuridico dei Segretari comunali. E poi la semplificazione degli adempimenti e dei controlli contabili. Un sistema collaborativo di tipo consulenziale con la COSFEL presso l’Interno per evitare cronicizzazioni di criticità verso la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale o peggio di dissesto.

Fino alla necessaria sistemazione delle Province e delle Città Metropolitane che sono fondamentali nel trattenere potere amministrativo nei territori anziché passarlo alle Regioni. Va rivista la confusione di durata di mandato del Presidente di Provincia e del Consiglio. Va superata l’attuale solitudine del Presidente prevedendo una giunta metropolitana e provinciale. Come va rivisto il sistema elettorale, a mio avviso mantenendo però la Provincia come ‘casa dei Comuni’ ad elezione indiretta. Vanno fortificate le funzioni di Province e Città metropolitane, con la contestuale indicazione delle risorse finanziarie e umane necessarie.

Ciò solo per citare alcuni dei problemi che attendono rapida soluzione dal Parlamento.

Ci sono poi altre questioni delicate la cui soluzione non può più essere rinviata. Si tratta di gravi anomalie. I Sindaci negli ultimi anni hanno visto aumentare le competenze e sono esposti su tanti fronti, ivi comprese le emergenze: ma per effetto di norme non chiare stanno diventando responsabili di tutto sia dal punto di vista patrimoniale che penale. È quindi tempo di definire meglio la separazione tra indirizzo politico, che tocca agli Amministratori definendo programmi, obiettivi, rispondenza dei risultati, e la gestione che spetta invece ai dirigenti. Ciò al fine di rendere chiare, anche in atti relativi a ordinanze contingibili e urgenti, le  responsabilità in reati come l’abuso d’ufficio o il danno erariale, ove peraltro deve essere sempre dimostrato il dolo.

Penso sia opportuno anche pensare di allargare ben oltre i 3000 abitanti la possibilità del terzo mandato dei sindaci e cancellare per i sindaci di città con oltre 20.000 abitanti la ineleggibilità in Parlamento. Di tutto questo parleremo nel nostro Convegno spingendo affinché il DDL del governo e i DDL di iniziativa parlamentare siano portati avanti ora senza esitazioni. Con l’obiettivo di garantire agli Enti Locali i principi costituzionali di autonomia e responsabilità e consentire di amministrare con più efficienza e coerenza, a tutto vantaggio dei cittadini, delle comunità, dei territori.

Su questa linea Ali, a partire dal nostro Presidente Matteo Ricci, sarà al fianco degli amministratori. E sarà intransigente verso Governo e Parlamento.

di Achille Variati, Presidente del Consiglio Nazionale di ALI